(segue) Al popolo di Torino
(24-25 ottobre 1923)
[Inizio scritto]
Dopo il discorso
dal balcone della Prefettura, il Duce ricevuto l'omaggio delle Madri
e Vedove dei Caduti, dei Combattenti e dei Mutilati, fece una visita
alla Associazione della Stampa, ove parlò brevemente
rievocando i primi tempi del «Popolo d'Italia». Nella
serata, dal balcone dell'Albergo Europa, in seguito alle insistenti
richieste della folla, il Duce pronunciò brevi parole,
esaltando il lavoro. Il giorno seguente, 25 ottobre 1923, Egli si
recò a Racconigi a visitare S. M. il Re; e al ritorno visitò
gli Stabilimenti della «Fiat» ove fu ricevuto dal
Senatore Agnelli. In tale occasione rivolse agli operai le seguenti
parole:
Senatore! Operai!
Ho ancora le orecchie frastornate
e gli occhi abbagliati dallo spettacolo superbo che stamani si è
offerto al mio sguardo. Come capo del Governo e come italiano sono
orgoglioso di questa vostra splendida città del lavoro. Credo
che non ci sia nulla di simile in Italia e forse nemmeno in Europa.
Tutto ciò deve rendervi orgogliosi e darvi quel che io chiamo
l'orgoglio della fabbrica.
Voi, del resto, lo sentite questo
orgoglio perché voi siete legati al successo della vostra
opera. Non è indifferente per voi che la vostra macchina
giunga prima o seconda in un cimento europeo o mondiale. È nel
vostro interesse che giunga prima, perché ciò aumenterà
le vostre possibilità di lavoro. Tutto si ottiene nella vita?
C'è un limite che non si può varcare, un limite per gli
industriali e un limite per gli operai. È, cioè,
nell'interesse degli industriali che gli operai siano tranquilli, che
conducano una vita tranquilla, che abbiano il necessario alla vita e
non siano assillati da bisogni insoddisfatti. Ma è anche
nell'interesse degli operai che la produzione si svolga con ritmo
ordinato, vorrei quasi dire solenne, poiché il lavoro è
la cosa più alta, più nobile, più religiosa
della vita.
(segue...)
|