(segue) Per l'aviazione italiana
(6 novembre 1923)
[Inizio scritto]
Per rendersi conto della reale
situazione delle cose e dei fatti, bisogna prendere dei termini di
confronto. Bisogna vedere che cosa era l'aviazione un anno fa, tre
anni fa, nei tempi bastardi del 1919 e del 1920 e che cosa è
oggi l'aviazione. Voi conoscete certamente la lacrimevole istoria
della smobilitazione aviatoria compiutasi negli infausti anni del
1919 e 1920: quando sembrava che una follia bieca avesse preso i
nostri governanti. C'erano delle persone che non volevano più
vedere aeroplani, che credevano che il tempo della pace universale,
perpetua, duratura fosse realmente spuntato. Noi abbiamo con la
nostra mentalità spregiudicata fatto giustizia di tutta questa
falsa letteratura, di tutta questa bassa, distruggitrice e suicida
ideologia. Noi ci siamo posti dinanzi il problema della
ricostruzione. Il problema è enormemente complesso poiché
non si costruisce in un solo campo. Il difficile è che bisogna
ricostruire in campi diversi contemporaneamente, spesso in campi
contrastanti tra loro.
L'aviazione che non esisteva nel
1919 e 1920, che esisteva pochissimo nel 1921 e 1922, oggi esiste.
Non è forse l'aviazione francese, non è forse
l'aviazione inglese, ma siamo sulla buona strada che può
condurci, se non alla parità, certo a condizioni tali che
permettono di fronteggiare qualsiasi evento.
La materia umana c'è. Io
non vi faccio un elogio interessato se vi dico che i piloti italiani,
per giudizio unanime, anche degli stranieri, sono tra i migliori del
mondo.
Sono perfettamente ottimista circa
l'avvenire dell'aviazione italiana; credo che ci metteremo
rapidamente alla pari con le altre nazioni.
Le altre nazioni del resto si
accorgono di questa atmosfera nuova in cui viviamo da un anno a
questa parte. Perché soltanto in questo anno 1923 i generali
francesi e inglesi, che furono con noi a Vittorio Veneto, perché
soltanto oggi, hanno mandato dispacci di congratulazione? Ebbene,
questo ci dimostra che la Vittoria non è un fatto militare, o
meglio non è soltanto un fatto militare, non è un
episodio definito in determinate situazioni di spazio e di tempo. Il
senso della Vittoria è una cosa che diviene, la Vittoria
acquista forme sempre più grandiose a mano a mano che lo
spirito si eleva. Se i generali alleati ci mandano il loro saluto
gentile è perché sentono che l'atmosfera è
cambiata, vedono i nostri progressi, riflettono sulle nostre parole.
(segue...)
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