(segue) Per l'aviazione italiana
(6 novembre 1923)
[Inizio scritto]
Dichiaro che se altre nazioni sono
più preparate dal punto di vista militare, nessun popolo
nell'ora attuale è più preparato del nostro ad
affrontare i cimenti che si rendessero inevitabili.
Accetto questa medaglia non tanto
come premio per il passato, ma come anticipato premio sull'avvenire.
Voi sapete che io vivo pochissimo del passato. Vivo sempre del
domani. Preparo le cose a distanza mentre la gente crede che siano
improvvisate. Non tutti hanno l'obbligo di conoscere il mio travaglio
e sapere come maturo le mie decisioni. Affermo qui, in questa
magnifica, superba riunione giovanile, che le speranze dell'aviazione
italiana non saranno deluse; finché io sia al mio posto di
Commissario dell'aviazione non v'è dubbio che tutte le mie
energie saranno dedicate all'aviazione italiana.
Voi avrete i mezzi necessari
perché credo che il mio amico De Stefani sia d'accordo con me
nel ritenere che bisogna sollecitamente riguadagnare il terreno
perduto, poiché c'è da tremare quando si pensi alla
situazione in cui siamo stati negli scorsi anni. L'amico De' Stefani
è pronto a darvi questi mezzi. Lo spirito ve lo darò
io, il mio governo e tutto il popolo italiano. Tutti non possono
volare; non è nemmeno desiderabile che tutti volino. Il volo
deve rimanere ancora il privilegio di una aristocrazia; ma tutti
devono avere il desiderio del volo, tutti devono avere la nostalgia
del volo.
Questa ala è stata bandita
per due, tre anni dal cielo adorabile della nostra terra. Questa ala
oggi riprende il suo volo, questa ala non sarà più
infranta. Ne prendo formale, solenne impegno come aviatore e come
Capo del Governo italiano.
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