(segue) La situazione politica internazionale
(16 novembre 1923)
[Inizio scritto]

      Il Governo insistette in tale occasione sulla convenienza che le misure coercitive fossero evitate. Ebbe assicurazioni che gli ingegneri della missione dipendevano dai Governi rispettivi e che sarebbero state tenute ne' massimo conto le osservazioni per cui la missione di controllo doveva essere un organo indipendente e civile.
      Fissati questi precedenti, non infliggerò al Senato la lunga cronistoria dell'occupazione della Ruhr, né rievocherò il faticoso nonché inutile travaglio diplomatico di questi ultimi mesi; mi limito a dichiarare, con coscienza perfettamente tranquilla, che l'Italia non poteva seguire una diversa linea di condotta.
      A miglior dimostrazione della mia tesi, prospettiamo l'ipotesi contraria, cioè del non intervento e del disinteressamento dell'Italia nella Ruhr. Il non intervento dell'Italia non avrebbe impedito l'occupazione della Ruhr che la Francia ha attuato malgrado l'opposizione, del resto più che altro formale, della stessa Inghilterra; avrebbe maggiormente lacerato la già fragile compagine dell'Intesa, e favorito la resistenza passiva tedesca; ci avrebbe tenuto lontani dalla possibilità di accordi a due (franco-tedeschi) che si sarebbero fatti in nostra assenza.
      Debbo aggiungere che anche per cautelarmi di fronte a questa ultima evenienza, ottenni, in data 16 gennaio, formale dichiarazione dalla Francia che nessun accordo tra la Francia e la Germania limitatamente alle industrie, si sarebbe fatto senza darne notizia e senza accordare l'eventuale partecipazione dell'Italia. Il disinteressamento dell'Italia avrebbe reso aleatorio il nostro rifornimento di carbone. Nessuno può credere quante difficoltà si siano dovute superare, nonostante la cordiale volontà della Francia e della Germania. Tutte le volte che l'occupazione francese procedeva verso un centro ferroviario, verso un città, verso una parte del bacino, si ponevano per noi problemi delicatissimi e complicati, che abbiamo superato mercé l'abnegazione, la diligenza e lo scrupolo tanto dei nostri rappresentanti in seno alla Commissione delle Riparazioni, quanto per opera dei nostri ingegneri e tecnici che si trovavano nella Ruhr.

(segue...)