(segue) La situazione politica internazionale
(16 novembre 1923)
[Inizio scritto]
Io invitai la Commissione italiana
a Ginevra a sostenere la tesi dell'incompetenza. Prima di tutto
trovavo strano questo zelo della Lega nel giudicare dell'Italia,
quando, pochi mesi prima, essendosi ventilata l'idea di un'inchiesta
amministrativa nel bacino della Sarre, bastò il malumore della
Francia per far cadere questa iniziativa; e poi io non posso
ammettere per il prestigio dell'Italia, che gli interessi morali,
quindi imponderabili, dell'Italia, siano alla mercé di Stati
ignari e lontani.
La battaglia alla Società
delle Nazioni a Ginevra fu assai aspra e difficile, anche perché
si complicava di due elementi: c'era molta gente in buona fede, più
o meno fanatica; ce n'era altra inquieta di questo gesto di autonomia
dell'Italia dal punto di vista nazionale. Tutto l'equivoco mondo
della democrazia socialistoide e plutocratica era furibonda perché
l'Italia è oggi diretta dal Governo Fascista.
La battaglia a Ginevra si concluse
vittoriosamente; questo è un giudizio universale. La questione
venne portata a Parigi alla Conferenza degli Ambasciatori. Sarebbe
stato, a mio avviso, gravissimo errore, essendo sfuggiti alle secche
di Ginevra, andare a perire negli scogli di Parigi, anche perché
gli Ambasciatori avevano una competenza giuridica che non si poteva
negare. La missione Tellini era una missione di italiani, ma era là
mandatavi dalla Conferenza degli Ambasciatori. Gli Ambasciatori
avevano non solo il diritto, ma il dovere di considerarsi patte in
causa; del resto, la Conferenza degli Ambasciatori accettò
sostanzialmente le richieste italiane che non erano affatto
eccessive, data la gravità enorme del delitto e i precedenti
di cui vi ho parlato. Nel 1916. quando avvenne l'eccidio dei marinai
francesi ad Atene, le richieste della Francia furono infinitamente
più severe.
Dichiaro anche che, senza
l'occupazione di Corfù, l'Italia non avrebbe avuto
soddisfazioni di sorta.
(segue...)
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