(segue) La situazione politica internazionale
(16 novembre 1923)
[Inizio scritto]

      Il problema si pone in questi termini: uscire dalla Lega delle Nazioni? In tesi generale preferisco entrare piuttosto che uscire. Poi c'è da considerare che, una volta che si è usciti, non bisogna subito ribattere alla porta per rientrare. Gli italiani non hanno dimenticato l'episodio ingratissimo di Parigi quando i nostri rappresentanti se ne andarono, e poi dovettero, come tutti ricordano, pregare per rientrare.
      Proprio nei giorni di Ginevra altri due Stati chiedevano di entrare nella Lega delle Nazioni. C'è ancora da considerare un altro elemento: che la fuoruscita non è immediata, va a due anni data, e durante questi due anni, niente può impedire che altri agiscano all'infuori di noi od anche contro di noi.
      Non solo, ma vi sarebbe violazione del trattato di Versailles e di tutti gli altri trattati, perché il patto della Lega delle Nazioni è parte integrante di tutti i trattati di pace. Non si può dunque allo stato degli atti uscire dalla Lega delle Nazioni; ma, a mio avviso, non si può rimanere nelle condizioni avvilenti di inferiorità nelle quali oggi ci troviamo. Io ho avuto a questo riguardo dei colloqui con Drummond ed ho chiarito che le cose non possono continuare in questi termini, che bisogna stabilire un diritto assoluto di uguaglianza fra le tre Nazioni che risultano fondatrici della Lega stessa delle Nazioni.
      Vengo a Fiume. Questa è una delle eredità più penose della nostra politica estera. Per non aver Fiume, o signori, noi abbiamo rinunciato alla Dalmazia, abbiamo rinunciato a Sebenico che poteva esserci cara, non solo perché vi è nato Niccolò Tommaseo, ma perché è una base formidabile dal punto di vista navale.
      Abbiamo fatto di Zara una povera città perduta, che vivrà soltanto dei nostri soccorsi tanto che, all'ultimo momento, si è dovuto creare una zona grigia attorno a Zara, per dare a questa città la possibilità di vivere. E non abbiamo avuto Fiume! Voi sapete che ho portato gli accordi di Santa Margherita all'approvazione del Senato e della Camera. Non ho portato la lettera Sforza, che esiste e non vale negare, malgrado sia stata per tanto tempo pertinacemente smentita.

(segue...)