(segue) La situazione politica internazionale
(16 novembre 1923)
[Inizio scritto]

      La Commissione paritetica si è riunita, ha discusso: non ha concluso, perché il problema di Fiume appartiene alla categoria dei problemi quasi insolubili. Io ho proposto alla Jugoslavia una soluzione semplice, equa, ed oserei dire umana che tiene conto delle necessità dei due popoli, che può essere veramente l'anello di congiunzione tra l'Italia e la Jugoslavia. Su questa proposta si discute in questi giorni col desiderio di giungere ad un accordo.
      Ad ogni modo ho il piacere di dirvi che il Governo italiano non si ipnotizza in quell'angolo dell'Adriatico. Fiume più che un problema è una spina nel nostro fianco. La politica di una grande potenza deve avere orizzonti più vasti. Ma intanto mentre queste trattative si svolgevano io ho mandato un Governatore a Fiume: il Generale Giardino. Perché? Dispersa la costituente Zanella, il Governo di Fiume era caduto nelle mani del Dottor De Poli, non perché egli l'avesse cercato, che anzi avrebbe fatto il possibile per evitare questo peso; e da tredici o quattordici mesi il De Poli trascinava faticosamente il suo fardello. La situazione della città era gravissima. Miseria materiale e miseria morale.
      Ho mandato il generale Giardino a Fiume anche per un'altra ragione: per avere la certezza matematica che qualsiasi soluzione sarà eseguita. Io ammetto sotto la specie giornalistica e polemica, che uomini e gruppi abbiano una politica estera; ma la politica estera armata, la politica estera che impegna l'avvenire e la vita della Nazione, quella appartiene soltanto ed esclusivamente al Governo responsabile in possesso di tutti gli elementi della situazione.
      Quali sono in sintesi le direttive della politica estera del Governo nazionale?
      Non è, mi pare, pensabile una politica estera di assoluta autonomia, ma è altresì inammissibile una politica estera di supina collaborazione.

(segue...)