(segue) Le relazioni con la Russia
(30 novembre 1923)
[Inizio scritto]
La Missione De Monzie in fondo era
una missione governativa francese e ha portato in Francia delle
conclusioni piuttosto ottimiste. In fondo, questa faccenda del
riconoscimento dei Soviety è una famosa foglia di fico, con la
quale si vuol nascondere la realtà concreta dei fatti Dal mio
punto di vista nazionale e politico è più conveniente
che io abbia a Roma un ambasciatore in perfetta regola, con tutti gli
usi, i costumi e le leggi che regolano questa materia nei rapporti
internazionali, piuttosto che un rappresentante che non si sa se sia
commerciale, se sia diplomatico, se sia politico e che però
viene a Palazzo Chigi a trattare di affari concreti con me, e che
quindi è nel fatto e nella pratica quotidiana pienamente
riconosciuto.
Per quel che riguarda il
riconoscimento così detto de jure della Repubblica Russa,
nessuna difficoltà da parte del Governo fascista.
Il problema deve essere posto in
questi termini di schietta e, oserei dire, brutale utilità
nazionale: è utile per l'Italia, per la economia italiana, per
la espansione italiana, per il benessere del popolo italiano, è
utile il riconoscimento de jure della Repubblica Russa, in quanto
questo riconoscimento faciliti le relazioni economiche e quindi la
espansione del popolo italiano? Io rispondo sì.
Naturalmente quando si trattano i
problemi della politica estera sulla base della utilità
nazionale, ci vuole il do ut des. Io, Italia, Governo italiano, dando
prova di spregiudicatezza politica, riconosco il vostro Governo, vi
introduco di nuovo nella circolazione politica e diplomatica delle
società occidentali; e voi, russi, datemi un corrispettivo
concreto, datemi un buon trattato di commercio, datemi delle
concessioni per le materie prime, di cui la Nazione italiana ha
sommamente difetto.
Se la Russia entra in quest'ordine
di idee, se la Russia ci concede quello che noi chiediamo, non vi è
dubbio che le trattative attualmente in corso arriveranno ad una
felice conclusione.
(segue...)
|