(segue) Prime basi dello Stato corporativo
(20 dicembre 1923)
[Inizio scritto]

      Siamo in una situazione difficile e bisogna rendersene conto; non possiamo permetterci il lusso di avere dei capricci. Solo un lungo periodo di pace sociale ci rimetterà completamente in piedi. Nei mercati internazionali si lotta accanitamente, ditta contro ditta, economia contro economia. In sintesi siamo in una condizione di inferiorità e dobbiamo lottare perché dobbiamo vivere. Rinunziare alla lotta significa rinunziare alla vita e ciò è impossibile. Affermo che è necessario per l'Italia un lungo periodo di pace sociale. Senza di ciò noi saremo irrimediabilmente perduti nel campo della concorrenza internazionale. La pace sociale è un compito del Governo prima di tutto e il Governo ha una linea di condotta molto esplicita: l'ordine pubblico non deve essere turbato per nessun motivo, a nessun costo. Questo è il lato politico; ma c'è anche il lato economico, quello della collaborazione. Vi sono poi i problemi della esportazione. Essi riguardano particolarmente l'industria italiana che fino ad oggi è stata individualista. È un vecchio sistema che bisogna abbandonare: bisogna costituire il fronte unico della economia italiana, almeno nei confronti dell'estero, come fanno gli altri che hanno un fronte unico finanziario e un fronte unico industriale-economico. Per quello che riguarda l'interno, bisogna eliminare con reciproche intese tutto ciò che può turbare il processo produttivo.
      Non vi è dubbio che tutti i dirigenti delle Corporazioni fanno il possibile perché il movimento segua quei criteri di produttività e di nazionalità che sono alla sua base. Non vi dovete stupire se qualche volta la periferia non risponde esattamente al centro, perché il giuoco si svolge sopra un'area vasta e qualche volta gli interessi locali prendono il sopravvento su quelli generali. D'altra parte devo dire però che l'industria e i datori di lavoro devono andare francamente incontro agli operai: la collaborazione deve essere reciproca. Non deve però verificarsi il caso di datori di lavoro che dicono e pensano che ora che c'è il Fascismo si può fare il proprio comodo. Questo no. Anzi ora che c'è il Fascismo, bisogna orientare l'attività dei singoli e dei gruppi in vista di scopi generali, e soltanto generali.

(segue...)