Per il Consiglio di Stato
(15 gennaio 1924)


      Il 15 gennaio 1924 venivano inaugurati in Roma, a Palazzo Spada, i lavori del nuovo anno del Consiglio di Stato. In tale occasione, S. E. il Capo del Governo pronunciò questo discorso, a cui rispose l'on. Perla, Presidente del Consiglio di Stato.

      Eccellenza e Onorevoli Signori!
      Ho voluto portare personalmente nella solennità odierna la mia parola che è di saluto augurale e di conferma del profondo rispetto che il Governo tributa a questo Alto Consesso.
      È ben noto quale immane lavoro il Governo ha dovuto compiere nell'anno ora trascorso, per stabilire l'ordine e la disciplina sociale nell'interno, onde costituire un ambiente di pace propizio allo svolgersi delle attività produttrici, e per sollevare il prestigio dell'Italia all'estero.
      Esso ha voluto che il ristabilimento pieno dell'autorità dello Stato fosse accompagnato da una revisione di tutti gli Istituti amministrativi e giuridici, affinché quello spirito rinnovatore che aveva portato il Fascismo al potere si trasfondesse in tutto l'ordinamento dello Stato, al quale si è cercato, in un anno, di dare una organizzazione più che sia possibile corrispondente alla funzione che deve compiere in questo periodo storico e alle reali necessità politiche e sociali del Paese.
      Accanto alla vasta riforma finanziaria, accanto all'opera di semplificazione di tutti gli organismi centrali e al nuovo ordinamento burocratico, accanto alla riforma della scuola e a quella giudiziaria, sta quest'altra non meno ampia e importante dell'amministrazione degli enti autarchici, nelle quali il Governo ha portato unità di pensiero e di metodo.
      Questo eminente collegio che è completamente dell'organismo politico-amministrativo dello Stato, non poteva non richiamare l'attenzione del Governo. E il Governo volle che il Consiglio di Stato fosse rinvigorito e restituito all'integrità della sua originaria funzione di organo della consulenza giuridica, che sa, nel miglior modo, garantire regolarità e maturità negli atti più gravi della pubblica amministrazione, e coordinare sotto principi comuni e unitari gli atti giuridici più importanti, che più da vicino interessano la vita dello Stato.

(segue...)