All'assemblea del Partito Nazionale Fascista
(28 gennaio 1924)
La Camera dei
Deputati viene sciolta per rendere possibile un plebiscito che
dimostrasse il reale sentimento del popolo italiano, di fronte al
nuovo Regime, basato su la forza, sì, ma anche sul consenso.
All'indomani dello scioglimento, iniziandosi la nuova campagna
elettorale - particolarmente significativa perché era la prima
attuata in Regime Fascista - si adunò in Roma, il 28 gennaio
1924, nella Sala del Concistoro a Palazzo Venezia, la grande
Assemblea Fascista. Erano passati quindici mesi dalla Marcia su Roma,
e il Duce, in tale occasione, pronunciò il seguente discorso:
Il discorso che ho l'onore di
pronunziare dinanzi a voi potrà apparirvi piuttosto arido,
poiché la materia che imprendo a trattare mi ha sempre
scarsamente interessato durante la mia vita politica. Aggiungo, a
scanso di illusioni comiziali, che non pronunzierò altri
discorsi di genere elettorale dopo questo nei prossimi due mesi che
io segno già con «nigro lapillo», perché li
considero fra i più mortificanti della mia vita. È
bastato l'annunzio elettorale perché affiorasse alla
superficie tutto quanto di più torbido, di più vanitoso
e di più imbelle fermenta negli spiriti. Di ciò ho
disgusto profondissimo. Non bisogna sopravalutare quella che si
chiama la battaglia delle urne. Ma errerebbe chi volesse svalutarla.
Troppo la lotta che comincia da questa sera è squisitamente
politica. Deve essere quindi ingaggiata con la massima serietà,
perché potrebbe avere, a seconda dello sviluppo degli
avvenimenti, conseguenze di grande portata. Bisogna accingersi a
questa «corvée» elettorale con disciplina e con
senso di responsabilità. Anche le «corvées»
erano necessarie prima, durante e dopo le battaglie, quando o si
pulivano i camminamenti o si rifornivano di munizioni le linee o si
portavano le plance per i ricoveri o i reticolati per le trincee.
(segue...)
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