(segue) All'Assemblea del Partito Nazionale Fascista
(28 gennaio 1924)
[Inizio scritto]
A quindici mesi di distanza dalla
Marcia su Roma, noi dobbiamo esaminare la situazione del Paese; né
mi sembra superfluo gettare anche uno sguardo su quella che è
la situazione europea.
Ci sono, a proposito del Partito,
alcune cose sulle quali intendo soffermarmi domani sera, in separata
sede, in più raccolta assemblea e presenti coloro che, come
segretari provinciali, hanno la responsabilità massima del
buono o cattivo andamento dei Fasci nelle loro provincie. Il
travaglio del Partito durante tutto l'anno 1923 è stato
formidabile. Oggi che la parola non suscita più emozione si
può dire che, sia pure a scaglioni e sia pure in successione
di tempi, tutto il Partito è stato sciolto e quindi
ricomposto. Sintomatico e confortante è il fatto che questo
complesso travaglio di trasformazione non abbia diminuito la
efficienza politica del Partito pur determinando degli alti e dei
bassi nelle situazioni locali. Quella che si potrebbe chiamare
«intelligente selezione del Partito» non ha dato ancora i
suoi frutti, perché qua e là permangono crisi locali
più o meno importanti: ma li darà. Ci sono però
dei luoghi comuni che devono essere tolti immediatamente dalla nostra
circolazione. Bisogna dire senza eufemismi che la mania del purismo e
del diciannovesimo, a base di vecchie guardie, di fascismo della
prima ora o della ventiquattresima, è semplicemente ridicola.
Il veteranismo in un movimento che
avrà, soltanto fra due mesi, e cioè il 23 marzo 1924,
appena cinque anni di vita, pur avendo riempito in sì breve
lasso di tempo tanta parte della storia d'Italia, e si potrebbe dire
del mondo, il veteranismo, dicevo, non ha alcuna giustificazione. I
fascisti della prima ora erano letteralmente poche diecine. Al
Congresso di Firenze, che si tenne nell'ottobre dell'infausto 1919, i
Fascisti rappresentanti di tutta Italia non arrivavano a 40.
Finiamola, dunque, coi fascisti della prima e dell'ultima ora: questo
criterio non può bastare e non basta nella pratica dei casi a
distinguere i migliori dai peggiori. Così pure deve essere
bandito il concetto del purismo fascista, del quale sarebbero
banditori e portatori certi spiriti privilegiati, specie di asceti
frigidi e incorrotti della politica. Certo puritanesimo è
altamente sospetto. Non è la prima volta che accade,
strappando la maschera, di trovare invece che il volto dell'apostolo,
la faccia ambigua e sorniona del mistificatore.
(segue...)
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