(segue) All'Assemblea del Partito Nazionale Fascista
(28 gennaio 1924)
[Inizio scritto]
Un altro punto sul quale conviene
fermare il discorso è l'antitesi che si vuole creare tra
Fascismo e Mussolinismo. Io mi spiego il fenomeno, ma dichiaro che
non lo accetto. Me lo spiego, dicevo, pensando che questi
mussoliniani si dividono in due categorie, una delle quali, quella in
mala fede, supera di gran lunga l'altra dei mussoliniani in buona
fede. In realtà il Mussolinismo dovrebbe essere per certa
gente una specie di viatico e di passaporto per poter in un primo
tempo combattere Mussolini, il quale da persona discretamente dotata
di esperienza politica, diffida di questi Mussoliniani e dichiara che
il più deciso degli anti-mussoliniani è Mussolini.
Certi dissidenti sono pregati di non abusare più oltre del mio
nome.
Davanti a questa Assemblea è
altresì necessario sfatare diverse leggende attorno alle quali
si fantastica, specialmente in provincia: la leggenda, ad esempio,
dei reticolati che circonderebbero la mia persona per impedirmi ogni
contatto col mondo fascista in ispecie, e col mondo esterno in
genere. Questa favola dei reticolati è di una stupidità
desolante. Durante quindici mesi posso dire che a Palazzo Chigi è
passata tutta Italia in quella che è la sua espressione
politica ed amministrativa. Sono venute da me Commissioni a
centinaia, migliaia di rappresentanti di tutti i ceti e di tutti i
valori professionali della Nazione. Mi vanto di non aver respinto
nessuno, nemmeno quelli che venivano a parlarmi di cose assolutamente
personali o ad espormi questioni di una evidente futilità.
Con quella dei reticolati va
smontata l'altra favola che consiste nel dipingermi come un buon
dittatore che sarebbe tuttavia circondato da cattivi consiglieri, dei
quali subirei la misteriosa e nefasta influenza. Tutto ciò,
prima ancora di essere fantastico, è idiota. Una ormai lunga
esperienza sta a dimostrare che io sono individuo assolutamente
refrattario a pressioni di qualsiasi natura. Le mie decisioni
maturano, spesso, di notte, nella solitudine della mia vita piuttosto
arida perché scarsissimamente socievole. Quelli che sarebbero
i cattivi consiglieri del buon tiranno sono cinque o sei persone che
vengono da me tutte le mattine al quotidiano rapporto per farmi
conoscere tutto quanto succede in Italia, dopo di che se ne vanno.
Questo rapporto, salvo casi eccezionali, non dura mai più di
mezz'ora. Ad ogni modo devo dichiarare che a questi che sono i
collaboratori più diretti della mia fatica quotidiana e che
specialmente spartiscono con me il pane salato della diretta
responsabilità del Governo Fascista, esprimo qui in vostra
presenza tutti i sensi della mia amicizia e della mia gratitudine.
(segue...)
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