(segue) All'Assemblea del Partito Nazionale Fascista
(28 gennaio 1924)
[Inizio scritto]

      In questi ultimi tempi si è parlato ancora di illegalismo e di ritorno alla normalità assoluta. Bisogna avere il coraggio di dire che l'illegalismo di cui si parla, pur essendo ormai ridotto a proporzioni minuscole e sporadiche e pur dovendo i fascisti obbedire ai moniti del Partito per finirlo, sarebbe definitivamente scomparso se non fosse provocato da certa opposizione incosciente e criminale, e se la cronaca non fosse troppo spesso costellata da agguati e da uccisioni in cui cadono ancora una volta i Militi fascisti, come in questi giorni è avvenuto in Piemonte, in Toscana ed in Sardegna.
      Quanto alla normalità bisogna intenderci. Se la cosiddetta normalità costituzionale deve, come sembra, risolversi in una gigantesca truffa all'americana ai danni del Fascismo sino a farne qualche cosa di incolore e di insapore, senza più rispondenza nell'animo delle nuove generazioni, senza più capacità di ripercussioni nel mondo, dichiaro che questa normalità non è nei miei gusti e non è nei miei scopi.
      Se, per spiegarmi chiaro, per normalità si intende lo scioglimento della Milizia che non è di Partito, ma è nazionale e che deve servire a tenere a bada tutti coloro che abbiamo risparmiato, dichiaro fin da questo momento che non cadrò mai vittima di questo trucco della normalità, che non per nulla è avanzato dai signori della opposizione costituzionale, i quali devono essere considerati tra i più pericolosi e i più torbidi nemici del Governo e del Partito Fascista. Tanto più che tale richiesta di un ritorno alla normalità si associa a lamentazioni che noi conosciamo: lamentazioni funerarie per la libertà che sarebbe calpestata dalla mia bieca tirannia. Conosco molti Paesi dove queste lamentazioni per le libertà conculcate sarebbero pienamente giustificate.

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