(segue) All'Assemblea del Partito Nazionale Fascista
(28 gennaio 1924)
[Inizio scritto]
Ondate di consenso avvolgeranno i
nostri gagliardetti gloriosi bagnati dal purissimo sangue dei nostri
martiri ed il Fascismo apparirà ancora una volta nel suo
maestoso aspetto di movimento travolgente ed invincibile dotato della
virtù per affrontare qualsiasi sacrificio, deciso fermamente a
tenere ciò che fu conquistato, deciso non meno fermamente a
conquistare nuove e più fulgenti vittorie.
Tutti hanno bene meritato. Tutti
si sono prodigati ed hanno accettato una disciplina che si può
dire soldatesca. I risultati si vedono e più ancora si
vedranno. Un elogio particolare è dovuto al popolo italiano; a
questo popolo laborioso e prolifico che ha dato e darà molti
soldati all'Esercito, marinai alle navi, operai alle officine e molti
contadini ai campi; a questo popolo italiano che ha accettato la
nostra rude disciplina ed anche i sacrifici della nostra politica.
Quanto a me ho la coscienza di
aver compiuto il mio dovere. Mi sono considerato e mi considero come
un soldato che ha la consegna: la consegna severa che egli deve
osservare a qualunque costo. Questa consegna è sacra ed io le
sarò fedele. Il Governo è anche un problema di volontà.
Se si vuole, si resta al Governo, e non è già, o
Signori, per una piccola soddisfazione che io desidero, che io voglio
restare al Governo.
Ho piacere di lavorare parecchie
ore al giorno: di essere qualche volta, molto spesso, angosciato da
problemi e responsabilità che fanno tremare le vene ed i
polsi. Accetto questa servitù come il più alto premio
che possa avere. Non credete agli stolti: io sono Fascista e resto
fedele al Fascismo. I dissidenti non abusino più oltre del mio
nome. Chi è contro il Fascismo, chi è contro il
Partito, è necessariamente contro il Governo e contro me.
Rivolgendosi quindi verso il padre
del fascista Berta che, commosso, ha le lacrime agli occhi, il
Presidente così continua:
(segue...)
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