(segue) Al gran Rapporto della Milizia
(1 febbraio 1924)
[Inizio scritto]

      Voi continuate ad essere la grande forza che presidia la rivoluzione delle Camicie Nere. Vorrei usare una frase del gergo delle trincee: c'è della gente che vorrebbe truffarci il nostro sacrificio montando i macchinosi fantasmi della costituzionalità, della libertà, della democrazia e simile gramigna di immortali principi. Tante grazie. Ma io conosco dove si vuole andare a parare: ed è evidente che quando le nebbie si accumulano e si cerca di alterare la vera natura delle cose, è evidente ed è fatale che io pronunci discorsi durissimi, i quali appaiono come un raggio di luce potente che disperde tutta la nuvolaglia.
      Dopo i miei discorsi si sa che cosa significhi fascismo, rivoluzione, milizia e si sa pure che cosa significhi la cosiddetta lotta elettorale.
      Molti domandano quale sarà la vostra funzione nel prossimo periodo elettorale. Non vi scaldate troppo per questi ludi elettorali. Considerateli come piccole necessità della vita quotidiana.
      Non dovete correre dietro questo episodio. Tutto ciò è vecchia Italia, è ancora ancien regime, tutto ciò deve essere lontano dalle vostre anime come è lontano dalla mia. E niente è più ridicolo di pensare ad un Mussolini che stia faticosamente compilando le liste elettorali.
      Mi occupo in questi giorni di altri problemi ben più interessanti per la vita dell'avvenire della Nazione che non sia quello di scegliere i nomi di coloro che domani si autoproclameranno i rappresentanti della Nazione.
      Voi sentite ancora una volta che il potere non mi ammollisce. Se avevo molti spigoli nel mio pessimo temperamento, questi spigoli aumentano, non diminuiscono. Voi conoscete la meta. Intendiamo fare della nostra Nazione una creatura piena di vita, di forza, piena di bellezza. Questo noi vogliamo. Per questo c'è una Milizia Per questo c'è il Fascismo. Questi sono i doveri, i sacri doveri ai quali voi non dovete mai mancare. Dovete considerarvi come dei portatori di una nuova civiltà, come gli anticipatori di un tempo che verrà, come i costruttori che gettano oggi le basi dell'edificio, che creano, che realizzano tutto quello che fu il sogno di tante generazioni durante il Risorgimento italiano: il sogno di coloro che combatterono e morirono dal 1915 al 1918 e dei nostri giovinetti dal sangue vermiglio e purissimo che sono spesso caduti nelle imboscate tragiche tese dagli elementi antinazionali.

(segue...)