(segue) Corporativismo agricolo
(21 febbraio 1924)
[Inizio scritto]
Considero fausta questa riunione
anche per il fatto che vedo qui presenti i rappresentanti della
Confederazione dell'agricoltura: il che significa che si è
stabilita la unità di tutti gli sforzi e di tutte le energie:
unità che è completa perché abbraccia i
proprietari, i tecnici e i lavoratori: completa anche dal punto di
vista morale in quanto che i proprietari riconoscono che la proprietà
non è più soltanto un diritto ma un dovere; non è
un bene egoistico, ma è piuttosto un bene che bisogna
impiegare e sviluppare in senso umano e sociale. D'altra parte i
lavoratori riconoscono che la proprietà non è già
un furto, come si legge nella bassa letteratura socialista, ma è
il risultato di risparmi, di fatiche da parte di gente che si è
spesso privata del necessario, si è sottoposta a fatiche
durissime, pur di raggranellare quel peculio che poi ha il sacrosanto
diritto di trasmettere a coloro che verranno dopo.
Per tutte queste ragioni io sono
sicuro che il periodo di pace sociale che si è iniziato col
1922 continuerà ancora per molto tempo. Ciò è
necessario. L'errore di molti Italiani è di credere che si sia
in tempi di pace: che la nave sia giunta in porto e che l'equipaggio
possa sbizzarrirsi. Niente affatto. Dobbiamo considerarci ancora in
istato di guerra; dobbiamo serrare i denti, imporci la più
severa disciplina. Siamo ancora in tempi tempestosi. Si intravede già
il porto, ed è certo che la nave è indirizzata
egregiamente a raggiungerlo. Ma occorre però che tutti si
rendano conto che è necessario ancora e sempre subordinare gli
interessi dei singoli agli interessi della Nazione. Perché la
Nazione li comprende tutti. Se la Nazione è pacifica, è
concorde, è laboriosa, è prospera ed è ricca, è
evidente che tutti coloro che sono in essa ne trarranno benessere.
(segue...)
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