(segue) Per la cittadinanza di Roma
(21 aprile 1924)
[Inizio scritto]
Non è questo il momento per
scendere a dettagli. I buoni artieri non mancano, e voi siete il più
alacre, signor Senatore, né, fra qualche tempo, mancheranno
gli ingenti mezzi necessari. Basti il dirvi che il problema di Roma
sarà affrontato e risolto.
Già la visione di questa
Roma futura sorride al mio spirito. Vive già come una
certezza. Occorre, perciò, la virtù tipicamente romana:
la dura silenziosa tenacia. Questa virtù deve diventare sacro
patrimonio di tutto il popolo italiano.
È questo l'auspicio che
traggo oggi, annuale del giorno in cui Romolo tracciò, col
solco nella terra e col comandamento dei compagni della sua tribù,
il segno del primo infallibile destino.
Salve, Dea Roma! Salve per quei
che furono, sono e saranno i tuoi figli pronti a soffrire e a morire,
per la tua potenza e per la tua gloria!
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