Al popolo di Palermo
(5 maggio 1924)
Il 5 maggio 1924,
il Duce iniziava un giro per la Sicilia, sbarcando a Palermo. Nello
stesso giorno, Egli pronunziò, dalla terrazza del Palazzo
Reale di Palermo, il seguente discorso:
Nobile e fierissimo popolo di
Palermo!
Non ti meravigliare se la mia voce
ti giungerà rotta e spezzata. Non ti stupire se sul mio volto
di rude combattitore vedrai scendere le lacrime di commozione. Lo
spettacolo che tu mi hai offerto stamane e che mi offri in questo
momento supera ogni aspettativa e non vi è parola che possa
tradurre i sentimenti che tumultuano nel mio spirito. Stamane
all'alba si profilava appena dal Mare nostro la linea della tua Isola
e già veniva verso di me l'effluvio dolcissimo dei tuoi mille
giardini! Poi tu mi hai offerto su di un vassoio simbolico non già
le chiavi ed il sale della ospitalità ma tutto il tuo
fervidissimo cuore italiano. Ti siano rese grazie dal profondo del
mio animo!
E un antico giuramento quello che
oggi assolvo, è una promessa che oggi finalmente, dopo
un'attesa che parve lunga non soltanto a voi, viene ad essere
adempiuta. Fino dai primi mesi del mio Governo fu mio proposito di
visitare la vostra terra, non già per cercarvi della
popolarità; meno ancora per accattale dei voti! Ma oggi che la
battaglia delle urne è passata e si è conclusa in un
modo trionfale, oggi vengo a te, popolo palermitano, con la coscienza
tranquilla perché non è soltanto da oggi che tu sei
l'oggetto della mia devozione e del mio profondo amore.
Sceso a terra, uno dei primi
saluti mi è stato porto da un uomo della vostra gente, che
dopo una giornata infausta per la Patria, seppe trovare una semplice
ma altrettanto solenne parola: Resistere! Resistere sul Piave,
resistere all'interno, resistere dovunque era la Patria, dovunque
erano cuori d'Italiani, resistere per la vittoria del Giugno,
resistere per la vittoria dell'Ottobre, quando le armate di un Impero
potente, che avevano dominato l'Europa per secoli e secoli, volsero
in disordinata rotta, sospinte da quell'Esercito Italiano in cui il
fiore del silenzioso eroismo era rappresentato dalle vostre mirabili
e invincibili fanterie.
(segue...)
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