(segue) Per l'emigrazione
(15 maggio 1924)
[Inizio scritto]
I due ordini di considerazioni che
ho richiamati al vostro pensiero si prospettano soprattutto nel
definire la condizione giuridica dell'emigrato per modo che questi
sia messo in grado di dare con amore e devozione tutte le sue
attività al Paese in cui vive e di serbare puro nell'animo il
ricordo della sua terra di origine. Lo scambio di energie e di lavoro
fra le Nazioni risponde oggi più che mai ad una necessità
dell'ordine economico, che, nella ripresa delle attività
produttive, manda i suoi potenti riflessi nell'ordine sociale e
politico.
Questo scambio di energie e di
lavoro è uno dei fattori umani veramente operativi nel
ravvicinamento spirituale dei popoli e nel ristabilimento
dell'equilibrio della produzione: esso serve d'incremento allo
scambio di ricchezza fra nazione e nazione e allo sviluppo della
civiltà umana.
È tempo che alle intese
economiche, che riguardano gli scambi delle ricchezze, si aggiungano
le intese per la tutela internazionale dei lavoratori.
Voi siete chiamati ad esprimere
qui il vostro avviso su tutte le questioni più importuna che
toccano questi aspetti delle relazioni internazionali.
Dipenderà da voi, dallo
spirito pratico che animerà le vostre discussioni, se questa
conferenza potrà veramente essere l'iniziatrice di un'opera
feconda, potrà dare una collaborazione apprezzabile ai
Governi.
Io non mi lusingo di credere che i
vostri lavori possano essere più proficui di quello che
ragionevolmente si possa sperare; le condizioni del mercato mondiale
sono propizie al primeggiare delle tendenze restrizioniste, e non è
in vostro potere di modificare questo stato di cose. Ma poiché
questa disposizione d'animo di certi popoli non può essere
duratura, e poiché l'assetto economico del mondo si appalesa
sempre in maggiore incremento sembra opportuno che si getti fin d'ora
il seme di tutte le intese, più precise e più larghe,
tra i popoli, sul campo fecondo del lavoro.
(segue...)
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