Per le associazioni artistiche
(20 maggio 1924)
A Roma nel Palazzo
Senatorio in Campidoglio, si inaugurò il 20 maggio 1924 il
Congresso Nazionale delle Associazioni Artistiche. In tale occasione
il Duce pronunziò il seguente discorso:
Signori!
E' col più vivo
compiacimento che ho accettato di inaugurare il vostro convegno al
quale porgo il cordiale saluto ed augurio del Governo.
La necessità rude della
ricostruzione, il pensiero assiduo rivolto alle pressanti cure della
cosa pubblica non possono, non debbono far credere che l'anima del
Fascismo ignori o trascuri il palpito con cui in tutti i tempi il
nostro popolo ha espresso dal suo seno e sparso pel mondo il fiore
più eletto della civiltà: l'arte.
Io non so se i due nomi d'Italia e
d'arte siano separabili. So che sarebbe indegno di rappresentare una
millenaria civiltà nel mondo chi non ne dividesse le sorti,
chi, non promovendo l'una, uccidesse nel cuore dell'altra la
pulsazione vitale.
L'attuale Governo, sorto da un
moto spirituale, respinge la teoria che fa dell'arte una
manifestazione di lusso, qualche cosa cioè che non può
essere nella vita del popolo. No, l'arte è per noi un bisogno
primordiale ed essenziale della vita, è la stessa umanità
nostra, lo stesso nostro passato incancellabile.
L'arte, insieme col diritto, ha
segnato col suo sigillo l'espansione unificatrice del mondo latino.
In Roma, e dovunque Roma arriva nel mondo con le sue legioni e col
suo spirito potente, sentiamo di trovarci dinanzi a una forza di
bellezza che non è solo una manifestazione di uno stato dello
spirito e della civiltà, ma che ha dentro di sé lo
stupendo germe dell'arte italiana, quella che voi, signori, avete
consacrata ognuno con le proprie forze e tutti con una passione non
estinguibile, se non colla vita.
(segue...)
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