(segue) Luce, concordia e giustizia
(24 giugno 1924)
[Inizio scritto]
Anzitutto occorre che la ragione
riprenda i suoi diritti sul sentimento, in modo da esaminare la
situazione senza cadere in eccessi opposti ed egualmente arbitrari.
Bisogna in primo luogo rendersi conto che l'onore della Nazione
italiana non è affatto in gioco.
Se un delitto o più delitti
atroci bastassero a gettare un'ombra sulla moralità e sul
grado di civiltà di un popolo, che cosa bisognerebbe dire di
un Paese, dove, come è stato recentemente documentato, si sono
verificati nel dopoguerra 400 delitti politici, alcuni dei quali
particolarmente tragici e clamorosi? In questi giorni le correnti che
si chiamano di sinistra, di tutta Europa, si sono scagliate contro il
Fascismo ed il Governo italiano rendendoli responsabili l'uno e
l'altro di un inconsulto e nefando gesto di terrore.
I socialisti italiani e stranieri
che, prendendo a motivo l'episodio atroce, comiziano tempestosamente
contro il sedicente terrore del Fascismo italiano dimenticano il
terrore effettivo che essi hanno esercitato in diverse regioni
d'Europa.
Qualcuno potrà dirmi che
tutto ciò appartiene al passato. Ma disgraziatamente i
propositi per l'avvenire non sembrano migliori. Molti di coloro che
hanno fatto del cadavere di Matteotti la loro tribuna, sarebbero
pronti a esercitare il terrore nelle forme più spietate.
Risulta da questo articolo pubblicato dall'ex direttore dell'Avanti!,
G. Menotti Serrati, sul giornale La Pravda di Mosca, nella
recentissima data del 18 aprile:
«Le masse aspirano alla
vendetta. Quando esse alzeranno il capo saranno terribili. Una volta
il proletariato aveva perdonato alla borghesia. Fu troppo buono verso
di essa, in un momento in cui poteva regolare i propri conti per
tutte le torture patite durante la guerra mentre la borghesia si
arricchì a sue spese. Ma oggi esso non perdonerà più.»
Può dirsi delitto di folla
il massacro e le orribili mutilazioni inferte ai marinai uccisi a
Empoli, ma l'eccidio del «Diana» fu freddamente
premeditato e consumato, così come l'esecuzione di Scimula e
Sonzini. Con questa differenza che, mentre l'assassinio di Matteotti
è stato unanimemente deplorato, l'Avanti!, organo ufficiale
del Partito socialista italiano, stampava che l'uccisione di Scimula
e Sonzini, avvenuta in una nebbiosa notte del settembre 1920 a
Torino, doveva essere considerata come un semplice infortunio
connesso alla loro professione di fede nazional-fascista. Ancora
recentemente in fogli sovversivi si tesseva l'apologia dei quattro
magnifici bombardieri del Diana e dell'eroe che ha accoppato il
rettile Nicola Bonservizi. Se non fossi sospinto dal desiderio di
arrivare sollecitamente ad altre considerazioni, potrei ampiamente
documentare che tutti i paesi hanno avuto i loro delitti politici più
o meno atroci. E del resto stimo anche più discreto non
scendere ad esemplificazione vicina o lontana.
(segue...)
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