(segue) Luce, concordia e giustizia
(24 giugno 1924)
[Inizio scritto]
Il Senato ha oggi la ventura di
essere al primo piano della scena politica italiana, non soltanto
perché è il ramo del Parlamento che primo si riunisce
dopo il dramma, ma anche perché è l'ambiente sereno
dove le più tumultuanti passioni sono contenute dalla ragione
e dall'esperienza. Ciò che qui sarà detto avrà
una grande ripercussione nell'animo dei cittadini devoti alla Patria,
nell'animo di quei milioni di cittadini che non hanno tessere, non
parteggiano, ma fanno qualche cosa di meglio: lavorano in silenzio.
Per quello che mi riguarda, io
confermo solennemente quanto ebbi a dichiarare alla Camera elettiva.
L'obbiettivo della mia politica
generale di Governo resta immutato: raggiungere a qualunque costo,
nel rispetto delle leggi, la normalità politica e la
pacificazione nazionale, selezionare ed epurare con instancabile
quotidiana vigilanza il Partito, nonché disperdere con la più
grande energia gli ultimi residui di una concezione illegalista
inattuale e fatale.
Tocca a voi, onorevoli Senatori,
confortare col vostro giudizio questi fermi propositi. Voi sentite
certamente, con il vostro squisito senso di patriottismo e di
responsabilità, l'estrema delicatezza della situazione. La
possibilità di uscire dalla situazione senza ulteriori urti
più o meno violenti, esiste. Non si tratta di portare altri
elementi di complicazione in una situazione che richiede il massimo
sangue freddo; si tratta invece di semplificare e di agire senza
pause per il raggiungimento di quegli obiettivi che ho più
sopra illustrato. Da questa aula severa può partire, onorevoli
Senatori, la vostra parola d'ordine, la parola dettata dalla vostra
saggezza.
Sia fatta luce e giustizia! Sia
affermato sempre più l'imperio della legge! Si levi di fronte
alle vigilanti gelosie straniere il grido della concordia fra quanti
italiani sono pensosi soprattutto delle sorti della Patria.
(segue...)
|