(segue) Difesa del Regime
(25 giugno 1924)
[Inizio scritto]

      A questo proposito sottopongo alla vostra meditazione la situazione che si è determinata nel Parlamento. Esiste l'esodo delle opposizioni, la secessione delle opposizioni. Questa secessione è temporanea? È definitiva? Questo è il punto, e qui è tutta la delicatezza della situazione. Se la secessione è temporanea, la situazione può chiarirsi. Se invece la secessione fosse definitiva, allora il problema si presenta in termini di una certa e relativa gravità. Il problema che s'impone allora è di sapere se il Parlamento può funzionare con la maggioranza prescindendo dall'atteggiamento delle minoranze. Certo è questo, che la maggioranza non può subire il ricatto delle minoranze. Se un gruppo di minoranza si ritirasse sull'Aventino, dovrebbe bastare questo fatto per mettere in giuoco il funzionamento della Camera?
      Non mi faccio illusioni. Credo che, malgrado il nostro proposito di conciliazione nazionale come andiamo riaffermando con una sincerità che non può essere messa in dubbio, credo che non bisogni guardare la situazione con un soverchio ottimismo. In fondo non è più questione dell'assassinio Matteotti, non è più questione di sapere se dieci o quindici o venti o trenta individui andranno in carcere, non è più questione di sapere se il Governo sarà ricompaginato, trasformato, se il Partito subirà una energica selezione. Si vede ormai chiaramente l'obiettivo finale di tutte le opposizioni e questo obiettivo finale è il regime.
      Costoro si propongono di annullare tutto quello che significa, dal punto di vista morale e politico, il regime che è uscito dalla rivoluzione dell'ottobre. Voi vedete allora che il giuoco diventa straordinariamente serrato, perché io stesso vi dichiaro che non sono affatto disposto a questa specie di annullamento di tutta una situazione che noi abbiamo creato con grande sforzo, con grande fatica e anche con molto sangue.

(segue...)