“Indietro non si torna”
(22 luglio 1924)
La stampa
d'opposizione si era abbandonata alla più sfrenata licenza; lo
scandalismo sistematico, il gusto della menzogna, dell'ingiuria,
della calunnia, tutto quello che poteva turbare gli spiriti deboli,
offuscare le coscienze, seminare la discordia e il disorientamento
nel paese - era divenuto pasto quotidiano del giornalismo
antifascista. Il Regime, con molta generosità, aveva evitato
d'applicare, fino a quel momento, il decreto su la stampa già
approvato all'unanimità dal Consiglio dei Ministri del 12
luglio 1923; ma ora s'imponeva una rigorosa e immediata applicazione,
per ricondurre la Stampa a un più vigile senso di
responsabilità e di disciplina, e impedirle di turbare, con
scandalose speculazioni, l'opinione pubblica. Il Consiglio dei
Ministri, l'otto luglio 1924, decise l'immediata applicazione del
decreto, che non toglie (come è stato troppo facilmente
ripetuto all'estero dagli avversari del Fascismo) la cosiddetta
«libertà di stampa», ma riconduce il giornalismo
alle sue funzioni più elevate, eliminando per sempre quel tipo
di giornalismo ricattatore e scandalistico che era un triste retaggio
delle democrazie del secolo XIX. Le opposizioni finsero di non capire
il valore dei provvedimenti presi e scatenarono una violenta
campagna, facendo le vittime e sfoderando tutta la più rancida
retorica libertaria.
In tale momento,
al Gran Consiglio del Fascismo, a Palazzo Venezia, il 22 luglio 1924,
il Duce pronunziò il seguente discorso:
Le dramatis personae degli
avvenimenti di queste ultime settimane sono da individuare come
segue.
Cominciamo, per cavalleria, dalle
opposizioni. Fu già detto che in Italia c'erano troppe
opposizioni per esserci una opposizione degna di questo, nome.
L'opposizione ha troppe facce e troppe anime. Si avvertono già
delle insofferenze a cagione dell'eccessiva promiscuità.
L'opposizione parlamentare, che si è ritirata sull'Aventino
dove nessun Menenio Agrippa fascista andrà a recitare il
famoso apologo, è assai diversa da quella dei comitati locali.
Già sorgono delle accuse e spuntano in folla accusatori con
l'indice teso.
(segue...)
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