(segue) «Indietro non si torna»
(22 luglio 1924)
[Inizio scritto]
I voti recentemente emessi a
favore del Governo da importanti sodalizi liberali, a Venezia, a
Milano, a Roma stessa, dimostrano che una frazione imponente del
liberalismo non scende a far comunella con quelle opposizioni che
vanno da Torrigiani a Don Sturzo attraverso Modigliani, e che sono in
ritardo di due anni poiché vorrebbero riportare l'Italia
semplicemente alla situazione dell'estate del 1922.
Gli oppositori, qual più
qual meno, chiedono la normalizzazione. Ecco una parola di moda, una
parola che diventa sempre più sospetta con l'uso e l'abuso che
se ne fa. Parola elastica che ognuno degli oppositori interpreta a
suo piacimento. Di che si tratta in concreto?
Normalizzazione vuol dire forse
ordine pubblico? Esso è perfetto e garantito. Non è
stato turbato nei giorni della maggiore emozione. Vuol dire
continuità delle attività nazionali, pubbliche e
private? Ognuno vede che tale continuità esiste e dà i
suoi frutti.
Non si crei l'arbitraria ridicola
distinzione fra ordine esteriore e ordine interiore; comunque
l'ordine mantenuto all'interno come mero effetto di influenze
spirituali, non esiste in nessun paese del mondo, poiché in
tutti i paesi del mondo esistono fautori del disordine che tutti i
Governi, anche i più liberali, controllano e puniscono.
La normalizzazione significa una
maggiore costituzionalità della Milizia? È ormai un
fatto compiuto, come dirò fra poco. Significa repressione
dell'illegalismo? Le cronache giudiziarie di questi ultimi tempi
grondano, se non di sangue, di anni di galera distribuiti ai fascisti
con una prodigalità che io mi guardo bene dal discutere, e che
accetto anzi senza discussione.
L'illegalismo fascista dunque è
impedito o è represso, mentre riprende l'illegalismo politico
morale dei Partiti antinazionali.
(segue...)
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