(segue) «Indietro non si torna»
(22 luglio 1924)
[Inizio scritto]

      Non bisogna nascondersi che il delitto Matteotti ha prodotto una profonda oscillazione morale nella massa del popolo italiano. Le ragioni di ciò sono evidenti. Anzitutto la soppressione di una vita umana; poi il modo assolutamente barbaro e bestiale; poi il tempo, poiché nessuno aspettava un delitto del genere all'indomani di un discorso pacificatore che aveva raggiunto lo scopo o poteva raggiungerlo. Infine i protagonisti o presunti tali. Il mistero delle causali per cui l'opinione pubblica ha oscillato fra questi due punti interrogativi: terrorismo o affarismo? quali i moventi?
      Mettete insieme tutti questi elementi e vi spiegherete, anche senza l'inevitabile campagna giornalistica — dovuta al desiderio di sfruttare a scopo di tiratura il delitto clamoroso — l'emozione del popolo. C'è stata anche una speculazione e questa ci ha giovato. Certe esagerazioni, certe notizie fantastiche, le conseguenti smentite, il piano assurdo di allargamento all'infinito delle responsabilità morali, tutto ciò ha, dopo alcune settimane, prodotto una nuova oscillazione, in favore del Fascismo, che intanto, colle sue adunate regionali, dimostrava d'essere ancora potente ed invincibile.
      Le adunate sono state grandiose, e si sono svolte nella massima disciplina. Il Direttorio provvisorio le ha sospese e ha bene operato. Non bisogna stancheggiare le nostre schiere con troppe parate. Allo stato degli atti non c'è bisogno di tenere mobilitate le nostre forze, come se pericoli reali e gravi minacciassero il Governo fascista.
      In fondo, che cosa fanno le opposizioni? Fanno degli scioperi generali o parziali? delle manifestazioni di piazza? o tentativi di rivolta armata? Niente di tutto ciò. Le opposizioni svolgono un'attività puramente di polemica giornalistica. Non possono fare altro. Per evitare che anche la semplice polemica possa turbare gli animi con ripercussioni sull'opinione pubblica non c'è bisogno di ondate sproporzionate allo scopo. Bastano i decreti sulla stampa. Non si mobilita un esercito per sfondar pochi fogli di carta. I quali poi, quando esagerano, ci giovano assai. Poiché il pubblico italiano, o sarà saturato dai giornali oppositori, e per variare riprenderà i nostri, o sarà mitridatizzato.

(segue...)