Al popolo di Napoli
(16 settembre 1924)
Nello stesso
giorno, 16 settembre 1924, mentre nel Municipio aveva luogo la
cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria, di fuori
il popolo acclamava il Duce e domandava di vederlo. Il Capo del
Governo si affacciò al balcone del Palazzo Municipale, e alla
folla adunata rivolse le seguenti parole:
Popolo di Napoli! Popolo nobile e
saggio!
Rivolgendoti il mio saluto e
porgendoti l'attestato della mia gratitudine per la tua accoglienza
la mia memoria mi riconduce all'adunata di due anni fa, quando in
questa metropoli si raccolse tutta la fremente giovinezza d'Italia,
decisa, fermissimamente decisa, a qualsiasi sacrificio pur di
attingere la meta. I ricordi tumultuano nel mio spirito: io rivedo la
folla di quella sera nell'ora crepuscolare, vedo le legioni quadrate
come le legioni di Roma che scandivano in un ritmo solenne e ieratico
queste due sillabe fatali in tutta la storia della nostra stirpe. Fu
la tua città, o nobile popolo napoletano, che mi diede il
viatico, che mi assicurò la strada, che mi additò i
fini da raggiungere.
Quante vicende in questi due anni
di storia pienissima; vicende liete, vicende tristi. La vita si
compone appunto di questa alterna vicenda, ma, o popolo napoletano,
ma o Camicie nere, la mia fiducia nei destini del popolo italiano è
immutabile, la mia volontà è sempre diritta.
Ebbene, se io ritorno, in rapida
sintesi, a questi due anni di vita vissuta sento che la mia coscienza
è tranquilla. Lo sento, perché giorno per giorno io non
ho avuto che un pensiero, non sono stato dominato che da una volontà:
ho teso tutte le mie energie sino allo spasimo pur di servire come
ultimo dei servi la nostra Patria. Voi mi rivedete qui; sono lo
stesso di ieri, sono lo stesso di domani. Anche nelle tempeste il
nocchiero deve mostrare il suo coraggio e la sua fermezza.
(segue...)
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