(segue) Al popolo di Napoli
(16 settembre 1924)
[Inizio scritto]

      Napoletani! Camicie nere! Non mi accorgo qui tra voi, accolto dal vostro fresco ed impetuoso entusiasmo, non mi accorgo di essere nella città che fu chiamata «la capitale delle opposizioni».
      Non neghiamo il diritto delle opposizioni. Non vogliamo costringere tutti gli italiani a pensare come noi pensiamo ed a credere ciò che noi crediamo: non vogliamo la livellazione generale degli spiriti perché una Italia ridotta in questo stato sarebbe insopportabile, ma non permettiamo che si violenti la realtà sino a negare tutto il bene che abbiamo voluto e abbiamo compiuto. Non permettiamo soprattutto ed innanzi tutto, non permettiamo e non permetteremo mai che si vilipenda il sacrificio ineffabile dei nostri tremila morti che sono la garanzia, la grande garanzia che il Fascismo non mancherà ai suoi destini gloriosi.
      Popolo di Napoli! Camicie nere! Noi vogliamo in quest'ora dare libero corso ai nostri sogni; noi vogliamo in quest'ora spogliarci di tutto quello che può essere negativo, basso, vile. Noi in quest'ora, davanti a te magnifica moltitudine, non vogliamo avere se non pensieri di gloria, se non pensieri di forza, se non pensieri di purità, se non pensieri di grandezza.
      Cittadini! Camicie nere! Forse non sarà più necessario, io lo spero, chiamare a raccolta le nostre legioni inquadrate; ma io sento e vi domando: se ciò fosse necessario come rispondereste voi? («Sì!», urla la folla). E se vi domando di essere pronti a servire la Patria giorno per giorno, col lavoro diligente, con l'onestà indiscutibile, se io vi domando questo giuramento, voi me lo date? («Sì!», urla la folla). Ebbene, Cittadini, Camicie nere! io raccolgo questa voce potente nel mio cuore. Ancora una volta io vedo innanzi a me tutto il popolo italiano probo, serio, laborioso, disciplinato, che marcia in battaglioni serrati verso l'avvenire immancabile di prosperità della Patria.

(segue...)