(segue) Al popolo di Ferrara
(22 settembre 1924)
[Inizio scritto]
Questi sacrifici purissimi, questo
sangue e questa fede costituiscono per noi un impegno e un giuramento
solenne.
Io vorrei che molti di coloro che,
nascosti dietro le barricate di carta, tentano di negare che il
Governo Fascista abbia del consenso; io vorrei che costoro potessero
assistere a questa immensa adunata di popolo, potessero constatare
quanto sia fresco e vittorioso il vostro entusiasmo e potessero
sentire la vostra voce che sale dal profondo del vostro cuore; la
vostra voce che dice che per l'Italia, che per il Fascismo voi siete
ancora pronti a combattere.
Con questo spettacolo io sono
orgoglioso di chiudere la mia giornata, mentre domani Vicenza e gli
Altipiani sacri della nostra guerra mi attendono. Qui è il
popolo, qui è la gente d'Italia, qui è il popolo delle
provincie, fermo, solido, sano, laborioso.
Io rispetto i calli delle mani.
Sono un titolo di nobiltà. Io spesso li ho avuti, perché
nobile è veramente colui che lavora, nobile è veramente
colui che produce, colui che porta il suo sasso, sia pure modesto,
all'edificio della Patria. E la Patria che noi sogniamo, è la
Patria dove tutti lavorano e dove parassiti non esistono più.
Camicie nere: A chi l'Italia?
A chi Roma? A chi il sacrificio?
(«A noi!», rispondono
le Camicie nere).
Viva l'Italia! Viva il Fascismo!
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