Agli aviatori italiani
(7 ottobre 1924)
Il 7 ottobre il
Duce offrì al Cova, a Milano, un banchetto in onore dei
partecipanti alla «Coppa Baracca», cui intervenne, unica
signora, la Madre dell'eroico aviatore Francesco Baracca, spentosi
gloriosamente nel compiere il suo glorioso dovere. Il Comandante
Generale Piccio rivolse al Duce, a nome dei partecipanti, un saluto,
a cui Egli rispose nel modo seguente:
Signora! Signor Comandante!
Signori!
Il saluto che mi avete porto testé
in nome dei piloti che hanno partecipato al «raid Baracca»,
e, posso aggiungere, in nome di tutti i piloti d'Italia, giunge
gradito al mio animo, sia nella mia qualità di Capo del
Governo, sia nella qualità di Alto Commissario dell'aviazione,
sia, anche, nella mia qualità di pilota che non ha ottenuto il
brevetto perché la mia vita è stata sempre movimentata.
Però anche dopo una famosa caduta io ho continuato
energicamente a volare.
Manifesto a tutti i piloti che
hanno partecipato alla prova di ieri il mio plauso altissimo. È
stata una prova severa che si è svolta senza incidenti, il che
depone a favore dei piloti e degli apparecchi, e che ha dato tutti
quei risultati che ci ripromettevamo di ottenere.
Avete giustamente detto,
Comandante generale: l'aviazione è l'arma del domani. Siamo
forti in terra e siamo forti in mare; bisogna essere fortissimi anche
nell'aria.
Questo nostro fraterno banchetto,
è reso più solenne dalla presenza di questa fierissima
madre di Romagna, la madre di Francesco Baracca, il vero cavaliere
dell'ideale e dell'aria.
Ho pensato di fare in Italia
quello che è stato fatto in Francia per Guynemer; l'asso degli
assi francesi è stato biografato in maniera molto poetica,
molto commovente, molto passionale, e questo libro, che è
forse più interessante di un romanzo, corre in tutte le scuole
della Repubblica; troverò uno scrittore che scriva la vita di
Baracca.
(segue...)
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