Al popolo di Cremona
(29 ottobre 1924)
Il giorno
seguente, 29 ottobre 1924, il Duce si recò a Cremona ove l'on.
Farinacci commemorò, nella Piazza del Duomo, Leonida
Bissolati, a cui s'inauguravano una lapide e un busto,
nell'ex-collegio elettorale di Pescarolo. Dopo l'on. Farinacci prese
la parola il Duce che rivolse al popolo di Cremona questo discorso.
Popolo di Cremona!
Anche fra le nebbie di questo
autunno incipiente si torna sempre volentieri a te, non solo perché
questa piazza è suggestiva nella sua grande bellezza, ma
perché tu, o popolo, mi vieni incontro col tuo fresco
entusiasmo, con quella cordialità fraterna che vorrei chiamare
padana.
Immediatamente si stabilisce
quella che si potrebbe definire la comunione dei nostri spiriti;
passano i mesi, passano gli anni nel loro ritmo fatale, mesi ed anni
carichi di vicende diverse, di un immenso destino, eppure malgrado il
fluire del tempo mi ritrovo davanti la stessa moltitudine di quindici
mesi or sono, lo stesso entusiasmo, la stessa passione, la stessa
fede.
Nulla dunque è cambiato nei
vostri spiriti, perché nulla è cambiato nello spirito
mio.
Ieri in tutta Italia si è
svolta una cerimonia solenne, augusta, perché si trattava del
giuramento all'augusta persona del Re.
Prima di questo giuramento si
sussurrava: «Non giurano»; si giura, ed allora si
sofistica sul giuramento. Alla vigilia tremano di paura; ogni piccolo
concentramento di Camicie nere li fa verdi di terrore e poi quando le
Legioni con un ordine perfettissimo ritornano ai loro paesi,
depongono la camicia nera e il grigio-verde per ritornare alle opere
civili del lavoro e della pace, questi avversari, la cui malafede non
può più essere messa in dubbio, ricorrono ad un
aggettivo ignobile per definire la nostra incoercibile passione.
(segue...)
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