(segue) Governo e maggioranza parlamentare
(11 novembre 1924)
[Inizio scritto]

      Ma devono immediatamente comprendere la urgente necessità di orientare l'attività pratica del Partito su queste linee:
      1°) Bisogna sostare colle cerimonie, adunate e sagre. La frequenza di queste manifestazioni le spoglia di ogni solennità. Il Partito deve dimettere, per così dire, gli abiti della festa e del fasto, per darsi tutto alle opere umili quotidiane, concrete, disinteressate, attraverso le quali si determina il consapevole consenso delle moltitudini. Il popolo è un po' stanco di cerimonie. Anche in questo caso vale la formula: rare e solenni. Quanto alla «camicia nera» essa non è fatta per tutti i giorni e per tutte le occasioni. Ho dato ordine tassativo alle autorità competenti di arrestare senz'altro quanti individui (isolati o in gruppi) portino abusivamente la camicia nera.
      2°) Bisogna senza remissione ripulire non il Partito, ma taluni elementi che vivono in margine al Partito — elementi spesso raccogliticci e irresponsabili — che sfuggono ai controlli gerarchici, e che riescono — troppo dì frequente — con azioni avventate — a compromettere il prestigio del Partito, e quindi di riverbero quello del Governo.
      3°) Bisogna sentire e raccogliere il desiderio di tranquillità delle popolazioni.
      Vi è un bisogno diffuso di distendere i nervi, dopo che per dieci lunghi anni furono tesi fino allo spasimo. Bisogna cercare di realizzare — non l'abbracciamento universale che è mera utopia — ma un minimo e se è possibile un massimo di convivenza civile e di concordia nazionale, come il Sovrano — di cui oggi ricorre il fausto genetliaco — ebbe ad auspicare. Non v'è dubbio, che la Nazione a poco a poco, ma fatalmente, ripudierà coloro che restano sordi a questo grido erompente dalle vaste profondità dell'animo collettivo. I fascisti che vengono dal popolo e che la Patria amano soprattutto, si renderanno conto di questa necessità, pur rimanendo vigili per impedire una resurrezione o una ripresa di quelle minoranze che furono battute nell'ottobre 1922 e che sarebbero, in ogni caso, nuovamente battute dalla forza morale e materiale del Governo.

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