(segue) Governo e maggioranza parlamentare
(11 novembre 1924)
[Inizio scritto]
Anche per l'Inghilterra e per la
Svizzera, nonostante che gli indici di variazione segnino per lo
stesso periodo una diminuzione di circa il due per cento, sono
tuttavia in forte aumento le derrate di più largo consumo.
Basti considerare che il prezzo del pane dal gennaio ad oggi è
aumentato in Inghilterra di cinquanta centesimi, mentre in Italia
l'aumento fu soltanto di quaranta centesimi.
Così per le carni fresche
l'aumento di prezzo nel nostro paese, che dal 1° gennaio ad oggi
può calcolarsi di lire 1,80 circa per la carne di bue e di
0,50 per quella di vitello, sempre per i prezzi all'ingrosso, non
sorpassa che di poco i prezzi registrati per la Francia.
Il fenomeno, pur essendo grave,
non presenta quindi caratteristiche più accentuate per il
nostro paese né può destare eccessivi allarmi. Il
fatto, facilmente documentabile, dell'aumento notevolissimo del
consumo sta a dimostrare che più elevato è il tenore di
vita delle nostre classi lavoratrici, il che rappresenta un vantaggio
e non un danno per il paese. Né è da temere che il
rincaro, ove pure, il che non è improbabile, dovesse ancora
accentuarsi, possa, incidendo sui salari, determinare un
peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Le statistiche
della nostra disoccupazione, rassicurano completamente su questo
punto.
Date le cause dell'attuale
rincaro, la principale delle quali è la sproporzione tra
produzione e consumo, è chiaro come l'intervento dei Governi
non possa in tal campo esercitare che modesta influenza e debba in
ogni caso essere quanto mai prudente e meditato. Ammaestra in tal
campo l'esperienza fatta durante la guerra attraverso le
requisizioni, gli approvvigionamenti di Stato e i prezzi d'imperio,
coi risultati disastrosi per la economia generale dei paesi che a
quei sistemi vollero o furono costretti a ricorrere.
(segue...)
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