(segue) Per la riforma dell'Esercito
(2 aprile 1925)
[Inizio scritto]

      Voi, onorevoli Senatori, vedete che la mia logica è semplice, ma è strettamente consequenziale. Se io domani mi recassi in un paese straniero a fare un'inchiesta sulle sue condizioni e sulla sua efficienza bellica, io comincerei col domandare: Quanta forza bilanciata avete? Quale è la durata della vostra ferma? Ma non mi fermerei qui. Domanderei: Quanti cannoni avete? Quante munizioni? Quanti quadri? Chi insegna nelle vostre scuole di guerra? I sottufficiali come sono raccolti, inquadrati, organizzati? Avete un ufficio chimico per i gas e per gli anti-gas? La vostra aviazione è sviluppata o ancora primitiva? Le vostre possibilità industriali sono grandi o piccole? Le possibilità dei vostri rifornimenti sono garantite o non garantite? Avete una marina? Il morale delle vostre truppe e del vostro popolo è alto o basso?
      Quando io avessi raccolto tutti questi elementi potrei dire di avere, sia pure in via approssimativa, conosciuto il grado di efficienza bellica di quel determinato popolo. Voglio dire che l'efficienza bellica di una nazione non dipende soltanto dall'efficienza bellica dell'esercito e l'efficienza bellica dell'esercito non è strettamente legata alla forza bilanciata — che fu sempre variabile a seconda delle circostanze — e alla durata della ferma che variò sempre con tendenza a diminuire.
      Si dice: «aumentate gli stanziamenti per la forza bilanciata e per allungare la durata della ferma». Vi do delle cifre. Nel 1913-1914 il totale dei milioni assegnati all'Esercito e alla Marina era di 687, nel 1923-1924 era di 3381, nel 1925-1926 sarà di tre miliardi e 552 milioni. Voi vedete che abbiamo moltiplicato esattamente per cinque la Cifra dell'anteguerra.
      Aumentare la ferma e aumentare la forza bilanciata, bisogna vedere che cosa significhi ai fini della finanza. E le altre forze dello Stato? E la Marina? Mi par di udire la voce del mio amico il Duca del Mare, che è veramente un vecchio giovane lupo di mare, che mi dice: «Presidente, e la Marina?» Questa domanda mi fa riflettere, perché non vi è dubbio che con la scomparsa della flotta tedesca, che era modernissima e potente, si è profondamente alterato l'equilibrio navale mondiale. Oggi l'Inghilterra sposta più liberamente le sue flotte e la Francia — bisogna pur prendere dei termini di paragone — ha un programma navale del quale io reputo conveniente di esporvi le cifre. Per nuove costruzioni navali la Francia ha impiegato nel bilancio del 1925, 479 milioni di lire carta; nel bilancio del 1926, 652 milioni di lire carta; nel 1927, 789 milioni di lire carta; nel 1928, 809 milioni; nel 1929, 800 milioni, con una media annuale di 704 milioni di lire carta, superiore alla somma che noi abbiamo stanziato per il quinquennio. Le conseguenze di tutto ciò sono che la forza navale italiana diminuirebbe a poco a poco e che La sproporzione diventerebbe sempre maggiore. Ricordo, e non ho bisogno di ricordarlo a voi, che l'Italia si trova nel Mediterraneo e che il Mediterraneo ha tre vie di accesso e queste tre vie sono ben guardate. Il giorno in cui fossero bloccate il problema dei viveri in Italia sarebbe estremamente difficile.

(segue...)