(segue) Per la riforma dell'Esercito
(2 aprile 1925)
[Inizio scritto]

      Le macchine si possono fare a serie e rapidamente, gli uomini no, e se anche voi poteste concepire che si facciano a serie gli uomini come riteneva Federico di Prussia, pensando ai suoi sudditi in una notte di gennaio e sotto un plenilunio, ci vogliono sempre 18 anni, per fare dei soldati.
      Più cresce l'usura umana della guerra e più è necessario l'impiego delle macchine.
      Ora l'ordinamento Di Giorgio su che cosa incide? Non incide sui quadri, li rispetta: non incide sulle dotazioni e sulle macchine e materiali, li vorrebbe aumentati. Incide sulla forza bilanciata. Ma su quale forza bilanciata? Sulla parte della forza bilanciata che è rappresentata dalla fanteria di linea. Quando l'onorevole Di Giorgio mi parlò del suo ordinamento, mi interessai alla questione, perché avevo l'impressione anche allora che ci trovassimo di fronte ad una facciata. Si diceva: 18 mesi, ma io domando al mio caro e grande amico, Duca della Vittoria: si sono fatti mai realmente 18 mesi? Si diceva: forza massima, forza minima; ma cosa sono diventate queste espressioni attraverso la necessità del congedamento anticipato? Notate che quando l'on. ministro Di Giorgio mi presentò il suo ordinamento io, pur essendo profano della materia, gli feci delle obbiezioni, immediatamente consegnategli in questo foglietto che ho qui ripreso, perché erano di carattere fondamentale. Guardi, generale, io dicevo, che i punti su cui si concentreranno le batterie avversarie, saranno, a mio avviso, i seguenti: i 90 giorni ritenuti dal suo ordinamento sufficienti alla istruzione dei reggimenti di fanteria di linea; il rapporto fra forza massima e forza minima; infine la «procedura» dei reggimenti quadro. E tutte le volte che mi giungevano delle parole di questo genere: che l'Esercito si sarebbe ridotto a 10 reggimenti, a poche migliaia di uomini, io mandavo a chiamare il ministro della guerra per avere da lui degli schiarimenti.

(segue...)