(segue) Per la riforma dell'Esercito
(2 aprile 1925)
[Inizio scritto]
Gli uomini dell'antifascismo sono
quelli che vollero l'inchiesta su Caporetto, che lavorarono
sull'inchiesta. Tutti gli eserciti hanno avuto rovesci forse più
gravi del nostro, ma nessuno si è gettato con foia che si
potrebbe dire sadica su quella che è stata una grande sciagura
nazionale, ma che è stata riscattata magnificamente con le
battaglie del giugno e dell'ottobre 1918. C'è stato un momento
in cui gli uomini dell'antifascismo misero a riposo il gen. Cadorna e
costrinsero al silenzio un altro Uomo, che aveva avuto il grave torto
di dichiarare la guerra dall'alto del Campidoglio.
Gli uomini dell'antifascismo sono
stati quelli che hanno inflitto all'Italia la vergogna di Valona,
quando non aiutarono i nostri soldati attaccati da poche migliaia di
truppe disordinate, perché si era lanciato il grido
altrettanto parricida: Via da Valona!
Gli uomini del Fascismo hanno un
passato ben diverso.
Chiudo questa parentesi e mi
domando: a proposito del progetto di ordinamento: le due tesi sono
veramente irreconciliabili? Se per esempio, io proponessi questo
emendamento: «per nessun motivo, in nessun caso, nemmeno per un
giorno solo dell'anno, il numero dei soldati dell'Esercito italiano
può essere inferiore anche di una sola unità, a una
data cifra»?
Bisogna a mio avviso essere
egualmente lontani dalla rigidità cadaverica e dalla
elasticità evanescente. Bisogna avere un punto di partenza,
bisogna dire agli italiani: sapete, in qualsiasi occasione, con
qualsiasi Governo, voi avrete 150 o 250 mila uomini come minimo delle
forze militari.
Zupelli. — Siamo d'accordo.
Mussolini. — Domando al
senatore Giardino se questa tabella che reca la dicitura «Paragone
di consistenza dell'esercito e di spesa per forza bilanciata» è
attendibile.
(segue...)
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