(segue) La donna e il voto
(15 maggio 1925)
[Inizio scritto]

      Ebbene voi credete che tutto ciò tolga la poesia della vita? No! Ne dà un'altra. Ogni secolo ha la sua poesia. C'è la poesia del Medio Evo che consisteva nella coabitazione coattiva e v'è la nuova poesia che mette la vita sopra un altro piano. Insomma, se c'è nello spirito, la poesia può dominare anche le cose, ma se non c'è nello spirito, non saranno le cose che creeranno la poesia!
      Si dice: ma noi siamo italiani, che cosa ci importa se tutti i popoli della terra hanno il voto femminile? Noi vogliamo costituire una brillante eccezione!
      Bisogna che ci persuadiamo di un'altra cosa. Che il folklore delle Nazioni è in ribasso, perché il capitalismo tende a uniformare la vita sociale di tutti i popoli. Le differenze si livellano. Su per giù viviamo tutti lo stesso ritmo di vita.
      Non è questa un'originalità, alla quale si debba assolutamente tenere.
      Qualcuno crede che l'estensione del riconoscimento del voto alle donne provocherà delle catastrofi. Lo nego. Non ne ha provocato nemmeno, in fin dei conti, quello maschile perché su undici milioni di cittadini che dovrebbero esercitare il loro diritto, sei milioni non ci pensano nemmeno. Ma in certe regioni questa percentuale è anche superiore. Si va al 20 per cento; al 17 per cento di votanti. Così accadrà della donna. La metà forse vorrà esercitare il proprio diritto di voto.
      Non accadrà nulla negli ambienti familiari. Per una ragione molto semplice. Non dovete credere che domani la vita della donna sarà dominata da questo episodio. La vita della donna è dominata sempre dall'amore o per i figli, o per un uomo. Se la donna ama suo marito vota per lui e per il suo partito. Se non lo ama gli ha già votato contro!
      In ogni caso, ripeto, questo avvenimento fatidico si verificherà ogni quattro anni.

(segue...)