(segue) La donna e il voto
(15 maggio 1925)
[Inizio scritto]
Non si tratta dunque di dare dei
premi.
Si tratta del semplice
riconoscimento dì una realtà di fatto che non è
nel nostro potere di regolare e meno ancora di modificare.
Onorevoli colleghi: ho finito. A
proposito dell'atteggiamento della maggioranza si è fatto
dell'ironia.
Si è detto: la maggioranza
è contro la riforma, ma voterà come il Governo
desidera. Non c'è da fare ironie su questo terreno, qui è
la nostra forza. La nostra forza è nella subordinazione,
nell'accettare la disciplina specialmente quando ci è ingrata,
perché quando è facile tutti vi si acconciano
volontieri.
Ricordatevi che in questa
subordinazione di tutti alla volontà di un capo, che non è
volontà capricciosa, ma è una volontà seriamente
meditativa e provata dagli avvenimenti, in questa subordinazione il
Fascismo ha trovato la sua forza ieri e troverà la sua forza e
la sua gloria domani.
L'ordine del
giorno Acerbo, approvato a grande maggioranza, era il seguente: «La
Camera approva i concetti informativi del disegno di legge e passa
alla discussione degli articoli». In seguito, con l'istituzione
dei Podestà e delle consulte, tutto l'ordinamento
amministrativo fu trasformato e la concessione fatta il 15 maggio
1925 non ebbe attuazione pratica, ma conservò tutto il valore
d'un riconoscimento, compiuto dal Fascismo, dello spirito di Patria e
del valore sociale della Donna italiana.
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