(segue) «Intransigenza assoluta»
(22 giugno 1925)
[Inizio scritto]

      Parlo ai fascisti; parlerò quindi preciso. Il Segretario Generale del Partito ha dato le direttive, ma io voglio precisarle ancora. Credo che siate tutti d'accordo nel ritenere che non si debbano più dare tessere ad honorem. Non vogliamo creare questa specie di giubilati e di senatori del Partito. D'ora innanzi per avere una tessera ad honorem, bisognerà: o avere scritto un poema più bello della Divina Commedia, od avere scoperto il sesto continente, oppure avere trovato il mezzo di annullare i nostri debiti con gli anglo-sassoni.
      Credo anche che tutti voi siate d'accordo nel deprecare le violenze spicciole, le violenze brute, non intelligenti, che non possiamo coprire, ma dobbiamo colpire. La camicia nera non è la camicia di tutti i giorni e non è nemmeno un'uniforme: è una tenuta di combattimento e non può essere indossata se non da coloro che nel petto albergano un animo puro. Voi sapete quello che io penso della violenza. Per me essa è perfettamente morale, più morale del compromesso e della transazione. Ma perché abbia in se stessa la giustificazione della sua alta moralità, è necessario che sia sempre guidata da un'idea, giammai da un basso calcolo, da un meschino interesse. Bisogna evitare soprattutto le violenze contro coloro che non sono colpevoli, ma sono piuttosto ignoranti e fanatici.
      Ora vi farò una confessione che vi riempirà l'animo di raccapriccio. Sono pensoso prima di farla. Non ho letto mai una pagina di Benedetto Croce. Questo vi dica quello che io penso di un Fascismo che fosse culturizzato con la Kappa tedesca. I filosofi risolvono dieci problemi sulla carta, ma sono incapaci di risolverne uno solo nella realtà della vita. Io ammetto l'intelligenza fascista e sono stato favorevole a che sorgessero delle rivistine e dei giornali di combattimento intellettuali, ma desidero che costoro aguzzino il loro ingegno per fare la critica spietata dal punto di vista fascista del socialismo, del liberalismo, della democrazia. Ma se invece costoro debbono utilizzare l'ingurgitamento della cultura universitaria, che io consiglio di rapidamente assimilare e di espellere non meno rapidamente, se costoro non fanno che vessare e ipercriticare tutto quello che di criticabile vi è in un movimento così complesso come il movimento fascista, allora io vi dichiaro schiettamente che preferisco al cattedratico impotente, lo squadrista che agisce.

(segue...)