Il primo tempo della Rivoluzione
(30 giugno 1925)
Articolo
pubblicato in «Gerarchia» alla fine del mese di giugno
1925. Esso integra sinteticamente i concetti esposti nel discorso al
Congresso Fascista del 22 giugno 1925.
I.
Il 18 marzo del 1876 il deputato
Morana — il cui nome è ormai sepolto nelle minute
macerie della cronaca parlamentare — presentò e svolse
alla Camera italiana una mozione del seguente tenore: «La
Camera, persuasa della necessità che la legge sul macinato non
sia perturbata, e convinta che il Ministero nell'applicarla abbia
recato gravi inconvenienti, passa all'ordine del giorno». Il
Presidente del Consiglio, Marco Minghetti — la cui memoria è
ancora viva — si oppose alla discussione della mozione Morana e
pose la questione di fiducia. La Camera gli negò la fiducia
con voti 242 contrari e 181 favorevoli. Due giorni dopo Marco
Minghetti rassegnava le sue dimissioni, e il Re affidava l'incarico
di comporre il nuovo Ministero al Capo della Sinistra, l'on. Agostino
Depretis, che aveva nell'ottobre dell'anno prima esposto agli
elettori di Stradella il suo programma di governo.
Questa mediocre vicenda
parlamentare — svoltasi in tutti i suoi episodi a Montecitorio
senza intervento di masse, o di masse armate nel Paese — fu
definita una «rivoluzione». Non v'è dubbio, che a
maggior ragione, deve definirsi rivoluzione quella svoltasi
nell'ottobre del 1922, quando un partito di masse armate, dopo un
biennio di sanguinose guerriglie, marciò su Roma e —
ignorando il Parlamento e rovesciando un governo che osò un
simulacro di resistenza — si impadronì del potere. Oggi
molti avversari, dopo aver irriso alla Marcia su Roma, non osano più
di negarle il carattere rivoluzionario e ammettono che il Fascismo ha
compiuto e sta compiendo una rivoluzione.
(segue...)
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