(segue) «Intransigenza assoluta»
(22 giugno 1925)
[Inizio scritto]

      Certo, vi sono delle novità. Guai se la rivoluzione non portasse, delle novità! La magia di questa parola scomparirebbe. Le novità sono le seguenti. Abbiamo domato il parlamentarismo! La Camera non dà più quello spettacolo nauseabondo che dava da qualche tempo. Si discute, si approva, si legifera, perché questo è appunto il programma di un'assemblea legislativa. Ed abbiamo portato al primo piano il potere esecutivo, intenzionalmente, perché il portare al primo piano il potere esecutivo è veramente nelle linee maestre della nostra dottrina; perché il potere esecutivo è il potere onnipresente ed operante nella vita della nazione, è il potere che esercita il potere ad ogni minuto, è il potere che in ogni momento si trova di fronte a problemi che deve risolvere; è, signori, il potere che decreta le cose più grandi che possono capitare nella storia di un popolo; è il potere che dichiara la guerra e conclude la pace. Questo potere esecutivo, che dispone poi di tutte le forze armate dello Stato, che deve mandare avanti, giorno per giorno, la complessa macchina dell'amministrazione statale, non può essere ridotto ad un gruppo di manichini che le assemblee fanno ballare a seconda dei loro capricci. Il potere esecutivo è il potere sovrano della Nazione, tanto è vero che di esso il capo supremo è il Re.
      E naturalmente, da questa preminenza del potere esecutivo discende, per ragione diretta, tutta la nostra legislazione. Approvando la legge sulla burocrazia il Governo fascista ha reso il più alto omaggio alla burocrazia: l'ha elevata allo stesso suo piano. Si può considerare la burocrazia come una massa di domestici impiegati, che danno un rendimento più o meno lodevole e poi scompaiono dalla pluralità dei cittadini. Si può considerare la burocrazia come la consideravano alcuni ministri del vecchio regime, come un'accolta di complici. Noi, invece, consideriamo la burocrazia come una parte integrante dello Stato. La burocrazia è lo Stato; è nello Stato e nelle viscere profonde dello Stato, e non può straniarsi da questa sua inserzione. E se così è, e se è vero, com'è vero, che lo Stato è rappresentato dal Governo, è evidente che, volendo che la burocrazia abbia le direttive del Governo, volendo che la burocrazia si consideri come un esercito di collaboratori, operante allo stesso fine, si fa il massimo elogio alla burocrazia, la si porta ad un piano ben più elevato dì quello in cui la tenevano i vecchi Governi.

(segue...)