(segue) Discorsi agli ufficiali
(12-14 agosto, 12 settembre 1925)
[Inizio scritto]
Sono sicuro che, come ieri, così
domani in caso di bisogno i granatieri saranno sempre all'altezza
della loro mirabile tradizione, per il Re e per la Patria.
Circa un mese
dopo, il 12 settembre 1925, il Duce presenziò alle manovre
eseguite a Civitavecchia per il corso degli Ufficiali di Complemento.
Alla fine delle esercitazioni Egli rivolse, agli ufficiali adunati a
rapporto, le seguenti parole:
Signori Ufficiali!
Sono molto lieto di avere
assistito a questa mirabile manovra, che, specialmente nell'ultima
fase, ci ha dato la sensazione precisa della realtà perché
le fanterie hanno marciato sotto la traiettoria delle artiglierie,
che non tiravano a salve. Io penso che la manovra in tanto è
utile in quanto si avvicini il più possibile alla realtà.
La manovra sta alla guerra come la scherma al duello, e colui che
affronta il duello sapendo di scherma si trova senza dubbio in
condizioni vantaggiose sull'avversario che non ha mai impugnato la
lama.
Questo è il primo corso del
genere che si fa dopo la guerra — anzi qualcuno mi suggerisce
che questo è il primo corso dopo la unificazione della Patria.
Ce una ragione profonda: nel 1915
l'Esercito è entrato in guerra con gli ufficiali di carriera:
rendo testimonianza solenne ed oculare che essi furono superbi nel
pericolo e caddero fulminati a centinaia; i loro nomi voi li potete
leggere nei cimiteri del fronte.
Ma durante la guerra — e
diventando essa sempre più una guerra di popoli e di nazioni —
fu necessario ricorrere agli elementi della media e piccola
borghesia: agli ufficiali di complemento. Alla fine della guerra gli
ufficiali di complemento erano forse 150 mila; sono ritornati alle
loro occupazioni nella vita civile, paghi di aver compiuto nobilmente
e fortemente il loro dovere verso la Patria.
(segue...)
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