(segue) Discorsi di Asti, Casale, Vercelli
(24 e 28 settembre 1925)
[Inizio scritto]

      Continueremo perché siamo sicuri che volendo, fortissimamente volendo, come disse il vostro illustre concittadino, raggiungeremo le mete della grandezza della Patria!


      Il 28 settembre 1925, continuandosi le grandi manovre nel Canavese, il Duce si recò a Casale Monferrato, ove, durante un ricevimento al Palazzo Municipale, alla presenza di numerosi Sindaci della regione, pronunciò le seguenti parole:

      Signor Sindaco!
      Vi ringrazio molto vivamente per il saluto e le accoglienze che mi avete tributato. Si dice che il Piemonte è freddo. Non è vero. È serio. Non ama le intemperanze della retorica. Non sembri strano che io affermi che non amo le espansività; preferisco sentimenti meno esplosivi, ma più profondi, meno frondosi ma più radicati.
      Si dice che il Piemonte non è fascista. Altro pregiudizio, altro luogo comune. Intanto non v'è dubbio che il Piemonte è con il Governo nazionale. E siccome non si può intendere il Governo avulso dal Partito, anche nel Piemonte la nostra idea ha trovato vaste masse di proseliti.
      Il Piemonte, per secoli e secoli, ha avuto la missione di rappresentare l'unico Stato italiano che si è assunto l'enorme responsabilità di iniziare il riscatto nazionale e ha sostenuta e difesa l'idea dell'unità nella Penisola e di fronte all'estero. È naturale dunque che oggi il Piemonte risponda fra i primi al richiamo di battaglia.
      Ho sentito molta commozione nelle vostre parole, on. Battaglieri, così come nel discorso del prof. Ottolenghi. Ho sentito stamane intorno a me tutto il popolo che evidentemente non detesta il tiranno, che sente che non sono un tiranno almeno di vecchio stile, né un comandante di gente armata. Vado verso il popolo e sono col popolo per comunione di intenti e di spirito.

(segue...)