(segue) Discorsi di Asti, Casale, Vercelli
(24 e 28 settembre 1925)
[Inizio scritto]
Eleviamo il pensiero agli eroi
della guerra e ai martiri del Fascismo, ai due tamburi sardi caduti
in questa città quasi a riaffermare la continuità
dell'idea.
Lavoriamo tutti con spirito
fervido e con cuore alacre per il trionfo, per le maggiori fortune
della Patria.
Voi sapete quello che penso sui
Sindaci e sulla loro posizione e mansione. Li considero i più
preziosi collaboratori del Governo nazionale, poiché, essendo
in contatto delle popolazioni, rappresentano direttamente i loro
bisogni e le loro necessità amministrative. Il Governo, che ho
l'onore di presiedere, confida nell'opera vostra, vuole che i Sindaci
diano il loro zelo e la loro attività per andare incontro ai
bisogni delle popolazioni. Quando mi segnalano qualche necessità,
mi faccio premura di accogliere i giusti desideri. In tre anni si
sono fatte grandi cose. Molti Comuni hanno sentito l'influsso, la
potenza del nostro Governo, molte opere che ritardavano —
strade, scuole, ponti, bonifiche, acquedotti, ferrovie — hanno
avuto un vigoroso impulso.
Bisogna che questo impulso, che
parte dal centro, arrivi, mercé l'opera vostra, alla
periferia, bisogna che un po' della luce di Roma sia in ogni angolo.
I Sindaci non si considerino avulsi dal Governo nazionale, bensì
cellule del meraviglioso aggregato storico che rappresenta il Paese.
Portate, signori Sindaci, alle
vostre popolazioni il mio sicuro senso di fiducia, il mio affettuoso
saluto.
Poi, affacciatosi
al balcone del Palazzo Municipale, il Duce rivolse, alla folla
acclamante, le seguenti parole:
Camicie Nere!
Poche parole, solo per farvi
sentire che la mia voce non è cambiata, per dirvi il mio
ringraziamento fraterno per questo magnifico spettacolo: spettacolo
di gentilezza e di forza veramente piemontesi, veramente fasciste.
(segue...)
|