(segue) Discorsi di Asti, Casale, Vercelli
(24 e 28 settembre 1925)
[Inizio scritto]
Questa vostra adunata è
veramente significativa. Mi sento vostro, carne della vostra carne e
spirito del vostro spirito. Vibro della vostra passione e mi nutro
della vostra fede, popolo in armi del nostro glorioso Esercito, al
quale vi prego di elevare un vibrante saluto.
Ho visto in questi giorni lo
spettacolo del nostro Esercito in armi.
C'era negli occhi dei soldati un
lampo di gioia e di orgoglio. Non erano dei soldati soltanto, ma
guerrieri capaci di ricominciare, se domani ricominciare fosse
necessario.
Sono presenti i vostri condottieri
di guerra: dico il maresciallo Cadorna, il generale Giardino, che
fece del Grappa l'estremo baluardo della Patria, e il generale
Cavallero, mio collaboratore valoroso e tenace.
Davanti a questo spettacolo di
gioventù, di caldo entusiasmo, di vibrante passione, cosa è
tutta quella piccola e mediocre Italia, che cosa può essa
significare, sia che quella piccola Italia stia sul colle o discenda
al piano?
Chiusi nelle loro conventicole,
schiavi dei loro rancori, tenacissimi nei loro odi, impotenti per
qualità congenite, credono con le barricate delle loro fatue
parole di fermare la forza della nostra irrompente fiumana.
Non ci riusciranno. Poco fa, in
un'altra città di questo Piemonte che amo, ho fatto sentire la
mia voce, che non è mutata. Non solo la mia voce non è
mutata, ma non è mutato lo spirito, il coraggio, la fredda,
metodica, sistematica volontà di condurre la battaglia sino
alla vittoria.
Aspri compiti ci aspettano, molte
battaglie abbiamo impegnate. Viviamo una vita di combattimento, ma lo
spirito è alto e sereno, perché anche con l'opera di
tutti i giorni e di tutte le ore, con l'opera quotidiana, minuta,
oscura, si fa grande la Patria.
(segue...)
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