(segue) Discorsi di Asti, Casale, Vercelli
(24 e 28 settembre 1925)
[Inizio scritto]

      Cosa è la grandezza della Patria, questa parola che a pronunciarla ci infiamma? È il benessere, il prestigio, la potenza della Nazione italiana, benessere del popolo lavoratore, procurato con il lavoro e la disciplina metodica; il prestigio affinché il nostro popolo, anche nei paesi più lontani e più barbari, abbia la difesa di una bandiera e di una forza; e finalmente la potenza dei mezzi e delle anime che non è soltanto eredità del passato, ma che deve essere anche creazione e fatica quotidiana del nostro spirito. Chi osa ancora dire che il Fascismo rappresenta piccoli uomini e interessi meschini?
      Il Fascismo è tutto il popolo italiano; voi dunque, che siete popolo, siete anche Fascismo. E tra voi i banchieri, i plutocrati e i ricchissimi sono infima minoranza. Voi appartenete a quel popolo che si guadagna la vita col diuturno lavoro. Voi ascoltate la voce di un uomo che i falsi pastori e i putrefatti oppositori dipingono come un liberticida, come un uomo che vi tiene avvinti in catene, che si rallegra di tenervi nel suo pugno di ferro, come un tiranno, mentre io mi rallegro soltanto quando compio un'opera utile al popolo italiano.
      E continueremo, Camicie nere. State tranquille. (Qualcuno della folla grida: «Manganello...»). Sì, se sarà necessario, il legno e anche il ferro. Voi sapete che il dialogo tra me e la folla mi piace, che amo essere interrotto perché dal colloquio sorge il grido rivelatore dei vostri stati d'animo. Bisogna che tutti coloro che, come i dannati dell'inferno dantesco, tengono la testa rivolta all'indietro, si convincano che non c'è niente da fare e che è necessario accettare per amore il fatto compiuto se non vogliono accettarlo per forza.
      Camicie nere, penso che il mio discorso debba finire. (No, no!). Raccogliamoci in un solo pensiero, in una sola fede: nella nostra fede, che dobbiamo servire con intransigenza assoluta perché se è lecito che le fedi tramandate possano talvolta tralignare, le fedi che sorgono devono essere necessariamente intransigenti e intolleranti. La verità è che non posso tollerare la vociferazione clandestina, l'agguato codardo, la calunnia informe, la diffamazione subdola. Tutto ciò dev'essere sepolto. Questo discorso voleva essere una presa di contatto. Lo è stato. Anzi permettetemi che vi dica che è uno stato di comunione. Viva il Fascismo!

(segue...)