(segue) Per il terzo anniversario della Marcia su Roma
(28 ottobre 1925)
[Inizio scritto]

      Vi è qualcuno che rimprovera al partito dominante di aver imposta una disciplina rigida alla Nazione. È vero. Lo riconosco, e me ne glorio. È una disciplina di stato di guerra.
      Mi direte: — ma la guerra è finita, ed è finita gloriosamente con una splendida Vittoria nell'ottobre-novembre del 1918. Io rispondo che è finita la guerra militare, ma la guerra intesa come competizione di popolo nell'arengo della civiltà mondiale, continua.
      Vi sono tre ordini di ragioni che impongono questa disciplina: ragioni di ordine politico, di ordine economico, di ordine morale.
      Un uomo di governo deve essere vigilante ed attento non solo ai discorsi che si pronunciano nelle cerimonie ufficiali, ma anche a tutto ciò che si elabora nella massa profonda dei popoli. Vi sono delle correnti altrove che non si rassegnano ancora al fatto compiuto delle nostre frontiere. Bisognerà dire una volta per tutte, una volta per sempre, che se vi sono frontiere sacre sono quelle che abbiamo raggiunto con la guerra, ed aggiungo che se domani queste frontiere fossero minimamente in gioco io pregherei S. M. il Re di snudare la spada.
      Vi sono delle ragioni economiche che impongono la disciplina. Noi non abbiamo motivo di nasconderle: abbiamo attraversato ed attraversiamo un periodo di difficoltà di ordine finanziario; le supereremo ma dobbiamo rendercene, conto, e dobbiamo reagire con una solida disciplina interna ed esterna a tutte le tendenze che ci condurrebbero al facilonismo: dobbiamo salvare la nostra moneta e per salvarla non bisogna aumentarne il volume.
      Finalmente ci sono delle ragioni di ordine morale. Per troppo tempo l'immagine del popolo italiano riprodotta all'estero era quella di un piccolo popolo disordinato, tumultuante, irrequieto. Oggi l'immagine del popolo italiano è fondamentalmente diversa; e, quel che più conta, il popolo italiano, nella sua massa profonda della città e delle campagne, è perfettamente consapevole della necessità di questa disciplina e resiste a tutte le suggestioni ed a tutti gli eccitamenti degli uomini dell'antico regime. E questo è il segno della profonda maturità raggiunta dal popolo italiano.

(segue...)