(segue) Per il terzo anniversario della Marcia su Roma
(28 ottobre 1925)
[Inizio scritto]

      Non dovete credere, o milanesi, che tutto ciò sia effetto di considerazioni di ordine contingente. No. Al fondo ce un sistema, c'è una dottrina, c'è un'idea. Quale? si è detto che il secolo diciannovesimo è stupido. Non accetto questa definizione. In genere non ci sono secoli stupidi od intelligenti; oserei dire che, come in tutti gli individui, me compreso, intelligenza e stupidità sono intermittenti. Mi rifiuto di chiamare stupido un secolo nel quale dominatrice della civiltà mondiale è stata l'Europa, durante il quale le industrie, le arti, la scienza ed i prodigi dello spirito si affermarono come in una meravigliosa primavera.
      Per noi italiani è importante ricordare che, senza il rifiorire delle idee di libertà e di indipendenza che furono gettate sul mondo dal grande ventilabro sanguinoso agitato da Napoleone, probabilmente non avremmo trovato il fermento primitivo per poi arrivare all'indipendenza della Patria. Ammetto quindi che per tutta la prima metà del XIX secolo il liberalismo sia stato una idea-forza; oggi non lo è più perché le condizioni di tempo, di ambiente e di popolo sono profondamente mutate.
      Un'altra idea-forza è quella delle rivendicazioni socialistiche ed anch'essa è al declino. Tutto quello che fu pomposamente chiamato socialismo scientifico non è che un rottame; e un rottame è la concezione enorme, teatrale e grottesca di una umanità divisa in due classi irreconciliabili; rottame è la miseria crescente e la concentrazione del capitale, quando si assiste a un processo precisamente contrario; rottame, infine, è l'idea della palingenesi sociale.
      Poi c'è stata una esperienza: l'esperienza russa che è stata la pietra tombale messa sui rottami di questa dottrina. Ci troviamo di fronte a idee che hanno esaurito la loro forza di propulsione; di fronte, dico meglio, a delle degenerazioni di queste idee, che il Fascismo rinnega superandole.

(segue...)