(segue) Per il terzo anniversario della Marcia su Roma
(28 ottobre 1925)
[Inizio scritto]

      La forza del Fascismo consiste in ciò: che esso prende da tutti i programmi la parte vitale, e ha la forza di realizzarla. L'idea centrale del nostro movimento è lo Stato; lo Stato è l'organizzazione politica e giuridica delle società nazionali, e si estrinseca in una serie di istituzioni di vario ordine.
      La nostra formula è questa: tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato. Io credo che la polemica politica in Italia si avvierebbe a un diverso svolgimento se ci si rendesse conto di un fatto, che cioè nell'ottobre del 1922 non c'è stato un cambiamento di Ministero, ma c'è stata la creazione di un nuovo regime politico. Parlerò chiaro su questo argomento.
      Questo regime politico parte da un presupposto indiscutibile e intangibile: la Monarchia e la Dinastia. Per tutto il resto si tratta di istituzioni che non erano perfette quando sorsero e che oggi lo sono meno ancora.
      Signori! L'Italia del 1925 non può indossare il costume che andava bene per il piccolo Piemonte del 1848. Lo stesso Cavour, all'indomani della promulgazione dello Statuto, dichiarava che esso era rivedibile, modificabile, perfezionabile.
      Di che male abbiamo sofferto noi? Di un prepotere del Parlamento. Quale il rimedio? Ridurre il prepotere del Parlamento. Le grandi soluzioni non possono mai essere adottate dalle assemblee se le assemblee non sono state prima convenientemente preparate. Una battaglia o è vinta da un generale solo, o è perduta da una assemblea di generali. Dovete ancora considerare che la vita moderna, rapida e complessa, presenta continuamente dei problemi. Quando il regime liberale sorse, le nazioni moderne avevano allora dieci, quindici milioni di abitanti, e piccole classi politiche ristrette, prese da un numero determinato di famiglie, con una speciale educazione.

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